Cumuli di spazzatura al centro migranti di Monastir. Montagne di spazzatura accanto alle case che ospitano gli immigrati positivi al Covid. I sindacati di polizia denunciano l’ “emergenza igienico sanitaria” del centro e chiedono l’intervento del Prefetto.
Ieri mattina l’ennesimo sopralluogo sulle condizioni in di lavoro nel centro di Monastir.
Durante il colloquio avuto col Prefetto la settimana scorsa, i sindacati degli agenti avevano ottenuto rassicurazioni su due punti: l’accumulo di immondizia e la permanenza dei positivi Covid in tre aree diverse all’interno della struttura e la loro libertà di movimento con tutti i rischi annessi.
“Con grande rammarico abbiamo constatato che le condizioni igienico sanitarie risultano più che allarmanti e meritevoli di un urgentissimo interessamento”, scrive Luca Agati del Sap, “nella parte posteriore c’è uno scempio composto da rifiuti di ogni genere. Un altro ammasso di rifiuti abbandonati si nasconde alle spalle della struttura che ospita il CAS, in una parte piuttosto nascosta. I sacchi contengono residui alimentari diventando richiamo per ratti e blatte. Un terzo mucchio di rifiuti indifferenziati ammassati alla destra dell’ingresso del centro, di fianco alla casetta che ospita alcuni malati Covid e a pochi metri dei Poliziotti impegnati nella vigilanza. Rifiuti indifferenziati, residui di cibo che anche in questo caso diventano richiamo per animali indesiderati”. Il sindacato parla apertamente di “emergenza igienico sanitaria”. “Questi sono rifiuti prodotti da malati Covid che devono essere smaltiti senza alcun ritardo direttamente all’inceneritore”, aggiunge il sindacalista, “la normativa è chiarissima e di certo non consente ammassi di questo genere, oltretutto a pochi metri da operatori di Polizia e stranieri malati ospiti del centro. Non cerchiamo responsabili, solo una definitiva risoluzione di un problema che preoccupa le centinaia di appartenenti alle forze dell’ordine che lavorano a Monastir ogni giorno. I numeri dei presenti all’interno del centro sono cambiati in virtù della conclusione positiva della quarantena e le condizioni meteo avverse che hanno temporaneamente sospeso gli sbarchi.
Riteniamo che sia il momento ideale per dare immediato avvio alla messa in sicurezza della struttura, determinando l’unione di tutti i malati nella stessa area, necessariamente prima che riprendano nuovi arrivi sulle coste del Sud Sardegna.
I rischi che stiamo correndo sono troppo alti per attendere con pazienza le lente operosità burocratiche peculiari della Pubblica Amministrazione”.









