È caduta in casa lo scorso tredici ottobre “e si è fratturata il femore e l’anca”. Trasportata d’urgenza al Brotzu, è stata sottoposta a un intervento e, poi, rimandata a casa “perchè non è stato trovato posto in una struttura privata per la riabilitazione”. E da quel giorno Olimpia Caschili, 87 anni, di Cagliari, ha iniziato a vivere un incubo. Anziana, bisognosa di fare la riabilitazione, la nonnina è andata a vivere a casa di una nipote: “Negli ultimi giorni sta vivendo da mia mamma, a Quartu, per miei motivi di studio”, spiega Renata Sanna. “Abbiamo chiesto e richiesto all’Ats un letto ortopedico per poterla far riposare in modo decente, dei panni per non farla andare in bagno ogni volta che ha una necessità, visto che non sempre possiamo stare con lei ed è caduta più di una volta, oltre al fatto che non può stare seduta, e anche un fisioterapista”, racconta la giovane. Ma dall’Azienda per la tutela della salute hanno sempre risposto picche, motivando i “no”: “Non ci spetta niente perchè la condizione di difficoltà di mia zia è temporanea e non definitiva”. Vuol dire che un giorno, chissà tra quanto, guarirà. Ma i problemi ci sono adesso e non domani: “Siamo stati abbandonati da tutti, non abbiamo ancora trovato un posto che faccia la riabilitazione a domicilio”. La speranza di avere un fisioterapista gratis è naufragata subito.
“Niente da fare anche in questo caso, a mia zia non le spetta nemmeno questo aiuto. Potremmo contattarne uno privato, ma vuole almeno cento euro a seduta e la riabilitazione va fatta tre volte alla settimana”. E i conti sono presto fatti: “Dovremmo pagare 1200 euro al mese, la pensione di mia zia è di seicento e io sto ancora studiando. Perchè nessuno ci aiuta? Perchè l’Ats non cambia queste regole per cercare di venire incontro, veramente, a chi si trova in difficoltà?”.