No, non è il rischio privatizzazione della sanità. E’ molto, molto peggio. Con i medici in affitto in arrivo in Sardegna per l’estate, perché altrimenti i 12 pronto soccorso ai quali sono destinati resterebbero chiusi, abbiamo toccato il fondo e iniziato pure a scavare.
Intanto, si tratta di giovanissimi medici neolaureati, non specializzati e a zero esperienza: ma voi, voi ci andreste a farvi visitare, chessò al cuore, da un non cardiologo? Vi fareste curare una frattura da un non ortopedico? Per non parlare di tutto il resto, delle tante e diverse patologie che si intende evidentemente curare tanto al chilo dal primo che passa.
L’altro aspetto è più etico-morale-sociale o come diamine vogliamo definirlo. E’ civile un Paese che non riesce a garantire un adeguato sistema sanitario a chi paga le tasse più alte d’Europa per avere i servizi peggiori? E’ un Paese civile quello che non riuscendo a mantenere un pur precario sistema sanitario pubblico ci mette come puntelli una manciata di medici in affitto? In affitto, che solo a dirlo vengono i brividi. Un sistema che naturalmente se non viene alimentato rischia di essere compromesso se non smantellato, e non per lasciare spazio a specialisti privati, no, bensì per fare largo a neolaureati non specializzati che si sono fatti mettere in una specie di catalogo-parco auto dove la regione di turno va e sceglie, al modico costo di mille euro a cranio al giorno (80 euro all’ora più iva per turni fra le 8 e le 12 ore), quello che a prima vista gli sembra più adeguato. Come quando si guarda l’occhio per scegliere il pesce fresco al mercato, per intenderci.
Non c’è che dire, lo scenario è inquietante. E ancora una volta ci mette davanti alla triste verità che il mercato comanda tutto e tutto muove. Perché se esistono i medici da affittare, come un’auto o una casa, la colpa è solo ed esclusivamente della politica che ha lasciato loro tutto lo spazio di cui hanno bisogno. Non hai qualcosa? Comprala. O affittala. L’importante è non pensarci, ché così vanno le cose.











