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di Nino Nonnis
Ricostruire la storia passata, se non si hanno testimonianze scritte, non è facile. Ci si deve affidare a supposizioni più o meno plausibili, senza la sicurezza del riscontro. Come succede per la storia sarda molto antica.
Poniamo il caso che si debba parlare fra 2000 anni della situazione in Sardegna, in base solo a certi rinvenimenti. Tutti gli altri documenti sono spariti, per via delle scie chimiche, poniamo.
I futuri archeolog(h)i (nel caso sparisca anche la acca) troverebbero resti e tracce di armi, di bombe, di proiettili, disseminati in varie aree, anche molto belle, dell’isola. Armi sofisticate molto diffuse come non se ne trovano in altre regioni.
Sarebbero indotti a confezionare le ipotesi più fantasiose, almeno per noi, che sappiamo, anche se certe volte male interpretiamo:
che Perdasdefogu fosse la o una sorta di capitale, della guerra soprattutto, come indica il suo nome bellico.
che la Sardegna fosse un tempo una grande potenza militare vista la dovizia e la varietà del suo arsenale.
che fosse teatro di guerre in continuazione, sia perché le portava, sia perché le subiva.
che quindi fosse molto ambita come terra da conquistare, forse perché aveva la Saras e il Billionaire.
che fosse uno stato belligerante per vocazione e carattere dei suoi abitanti, molto permalosi, e che avesse dovuto subire pesanti ritorsioni, da parte di popoli che si univano contro di lei, considerata la varietà e la diffusione di ritrovamenti bellici adatti per tutti i tipi di guerra.
I luoghi dove queste armi vengono rinvenute fa pensare che venisse assalita via mare, via aria e via terra.
Via mare come è dimostrato dalle spiagge di Teulada, dalla bellezza contaminata, e via terra come è dimostrato dalla grande arteria della 131 che presenta buche e rifacimenti che non possono essere che dovuti a battaglie continue, distruzioni e rifacimenti, delle vere e proprie battaglie da considerare itineranti.
I sardi, con a capo un certo Aga Khan e il conte Donà delle Rose si ritirarono per maggiore sicurezza nella zona della Gallura, dove c’era un’enclave di continentali arrivati in Sardegna in cerca di fortuna.
Ci si chiederà come fosse potuta diventare così pericolosa una piccola isola. Sembrerà inspiegabile, ma un elemento importante e sempre trascurato, se non in statistiche indirette, alimenterà una ipotesi: la sicura dotazione di armi atomiche. Quando mai si penserà che ce le abbiano depositate gli altri, per di più a nostra insaputa.
Incasinerà ancora di più il ritrovamento dell’uranio. Specie quando verrà alla luce quello impoverito, tipico quindi della Sardegna, ben diverso da quello arricchito che si trova nei paesi evoluti.
Soprattutto risulterà difficile pensare che in un’isola così ricca di bellezze il popolo possa avere permesso una tale occupazione bellica diciamo.
Non sanno che molti sono favorevoli, perché le basi portano ricchezza. Portano ricchezza? L’unica possibile? Ma allora svegliamoci, concediamo altre basi, terra ne abbiamo, senza stare a discutere. Ma vuoi mettere un bello sbarco di mezzi anfibi, o anche interi, sulle dune di Sant’Anna Arresi, che già nel nome contiene l’esito di una vittoria.