I tamponi, prima di tutto, e le date degli esiti. Otto aprile: negativo. Venti aprile: positivo. Ventidue aprile: positivo. Cinque maggio: negativo. Poi due positività, il 7 e il sedici maggio, un altro tampone negativo il 23 e l’ottavo tampone, positivo, il venticinque maggio. Come su un’altalena, praticamente. Sopra la quale è seduto, da cinquanta giorni, Antonello S., 68enne nato a Cagliari e residente in un paesino dell’hinterland. Sono invece “solo” 48 i giorni di reclusione forzata in casa. L’uomo era stato ricoverato per un’operazione in un ospedale, poi era tornato a casa e, dopo una settimana, la positività al Covid-19. La prima di una lunga serie, interrotta da fiammelle di speranza, quei tamponi negativi che, più di una volta, l’hanno fatto illudere di essere a un passo dalla sconfitta del virus: “Mi sono rivolto al mio medico per spiegargli che, per l’ennesima volta, risulto ancora contagiato. Pensava che gli stessi raccontando una barzelletta”. Ma non c’è molto da ridere, anzi. È tutto vero: “Non ho febbre e non ho nessun sintomo. Vorrei fare il test sierologico per capire se ho o se non ho gli anticorpi al virus, ma dev’essere l’Ats a muoversi e provvedere”, osserva il sessantottenne.
“Sto vivendo come dentro un tunnel nerissimo, come in una prigione. Non esco di casa da quasi due mesi, ormai. Inoltre, i tamponi risultati positivi potrebbero essere dei falsi positivi e, viceversa, le negatività potrebbero essere false negatività”, aggiunge l’uomo. “Tutto può essere, per la legge dei numeri”. Intanto, a proposito dei numeri, il cagliaritano positivo poi negativo poi nuovamente positivo al Coronavirus – seppur con “sbalzi” – continua a fissare il calendario: “Se tutto va bene, arriverò a fare il decimo tampone tra almeno due settimane buone. Prima o poi spero che questo brutto incubo finisca, non riesco a vederne la fine”.










