
Riccardo Zalu, uno dei gestori dei locali pubblici alla Marina, su Facebook non ha dubbi: “Trovo alquanto sbagliata la scelta di organizzare il Marina Cafè Noir spalmato in vari quartieri di Cagliari.Se si chiamava Marina cafè noir è perché è nato nel quartiere storico di Cagliari e li da tradizione doveva rimanere. Il fatto che poi ci siano state lamentele per il disturbo della quiete pubblica non doveva essere una sconfitta , ma un punto di partenza per il Comune, ossia riuscire a fare l’evento con maggiori controlli e tutela degli abitanti della Marina ma anche degli addetti al settore. Penso che sia stata davvero una scelta sbagliata”. Gli fa eco Sandro Mascia, storico titolare del Cafè Barcellona: “Terzo giorno e terza location per il Marina Cafe Noir. Ma porca miseria, lo volete capire che cambiare location porta male? Dopo dieci anni di successi…unu prantu”. Solo lamentele di commercianti che denunciano un calo degli affari, oppure un altro pezzo di identità culturale perduta? “Sarebbe come festeggiare il ferragosto non al mare ma in piazza Italia a Pirri”, commenta un utente su Facebook. Insomma se si chiama Marina Cafè Noir, perché portarlo a Mulinu Becciu? Stavolta non è certo “colpa di Zedda”, anzi va detto che si tratta di uno dei festival che ha subito dei tagli ma resta uno dei più finanziati in città. E che anche quest’anno ha offerto comunque un buon cartellone.
Il timore è un altro: che sia cominciata così una piccola ma signifcativa fuga dalla Marina. La colpa è probabilmente di un’estate scandita dai litigi, come quelli su piazza Santo Sepolcro, con i genitori che hanno contestato a lungo la presenza dei gazebo dei bar che impedivano i giochi dei bambini. Un’estate troppo velenosa che ha forse spento qualcosa del quartiere più vivo della città, quello del porto. Come fosse ormai avvelenato dall’eterna guerra tra locali e residenti, tra sonno e rumore. Non è un caso che il Comune stia studiando un vero e proprio piano, un patto della Marina che però ancora non si è ancora visto per delimitare il flusso della movida. Bisogna fare qualcosa, e al più presto, per stabilire quelle regole che facciano tornare la pace. Per scacciare il malessere che si respira. Per evitare che la Marina e la sua vitalità restino un’altra occasione perduta.