Potenzialmente positiva, di sicuro in grave ritardo, pericolosamente fuori dagli interessi generali di quel che resta della sgangherata politica italiana. La cosiddetta insularità in Costituzione, ovvero il percorso parlamentare con il quale in questi giorni si sta inserendo nella legge delle leggi il principio che la Sardegna è un’isola e, come tale, ha diritto a compensazioni che la mettano nelle stesse condizioni delle altre regioni, rischia di diventare un’altra scatola vuota da riempire con slogan, buone intenzioni, annunci e proclami ma con ben pochi contenuti. Nata da una raccolta di firme, cresciuta con contributi intellettuali bipartisan e arrivata a incassare l’unanimità di votazione alla Camera proprio oggi, l’insularità in costituzione ora ha bisogno di atterrare e diventare una cosa reale. Altrimenti sarà un grande bluff.
Certo, ammesso che la politica sia in grado di farlo.
Perché se così non fosse, tutto questo parlare di isola, insularità, specialità sarebbe lo stucchevole e insopportabile parlarsi addosso di sempre. Diventerebbe il solito blableggiare lontanissimo dalla vita reale di persone e famiglie e imprese che combattono ogni giorno con il carovita ormai insostenibile, con i soldi che non bastano e le rinunce che si sommano a quelle del giorno precedente, in una perversa spirale che risucchia vita e speranze.
La gente è stufa. E lo dimostra ogni volta che si va a votare. La metà resta a casa, nella convinzione che tanto uno vale l’altro e dal tunnel non si esce. Perché la verità è che la politica sta proprio su un altro pianeta. Onorevoli di ogni latitudine, nazionali e regionali, che fanno passerelle e proclami e parlano e si occupano di questioni che al massimo finiscono in inutili, totalmente inutili, ordini del giorno che pur essendo inutili richiedono ore di discussione per onorare il rito delle sedute che in qualche modo vanno fatte.
Se la politica continuerà a non far atterrare le sue battaglie nella vita vera delle persone reali, niente cambierà. Mai. E le battaglie in difesa della Sardegna resteranno solo un racconto a cui sempre meno sardi crederanno.











