Non si dimetterà subito ma solo per poter guidare il partito al congresso. Poi, l’addio: “Non mi ricandiderò alla guida del Pd, è tempo che siano i giovani a prendere in mano il futuro del partito”, dice il segretario Enrico Letta che alla remuntada ci aveva creduto. Così come aveva creduto che gli elettori avrebbero punito Conte per aver mandato a casa Draghi: tutt’altro, l’esito del voto ha certificato esattamente il contrario.
E così Letta dà nuovamente l’addio al Pd, dopo essere tornato a marzo scorso dopo le dimissioni di Zingaretti. Un partito senza pace, che soprattutto per colpa delle correnti interne, delle scissioni, dei personalismi, non riesce proprio a svoltare, e che rischia ora di trovarsi nuovamente alla ricerca di una guida, senza paracadute.
Secondo Letta “Oggi è un giorno triste per l’Italia, che conferma la tendenza iniziata qualche settimana fa in Svezia, ma anche per l’Europa perché conseguenze ci saranno anche lì. Ci siamo battuti in tutti i modi, per i valori e il futuro del paese. Oggi siamo al governo Meloni perché Conte ha fatto cadere il governo. Questo è l’unico vero motivo. Il Pd è il secondo partito, siamo la prima forza di opposizione anche in parlamento, ma il risultato non è soddisfacente. Faremo un’opposizione dura e intransigente”, conclude Letta, ribadendo che quella di non allearsi con i 5 Stelle era la scelta giusta.









