La riforma della legittima difesa corre veloce verso il via libera definitivo. Tra poche ore il provvedimento bandiera della Lega, da sempre cavallo di battaglia di Matteo Salvini, incasserà il voto favorevole della Camera, per poi tornare al Senato il 26 marzo per l’ultima lettura.
Il timing fissato dal titolare del Viminale, quindi, sarà rispettato, nonostante i malpancisti del Movimento 5 stelle (circa una trentina) che, però, non incidono sulla tenuta della maggioranza, a cui si uniscono i voti di Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Insomma, il via libera non è in discussione, nemmeno al Senato, anche se lì i numeri dei giallo-verdi sono sul filo e le possibili defezioni potrebbero avere più forza.
In soccorso, infatti, arrivano e arriveranno le forze di centrodestra: l’alleanza si ricompatta in Aula e mette in difficoltà i pentastellati.
Per tutta la giornata di ieri risuona in Aula il silenzio dei 5 stelle: nessun intervento, nessuna presa di posizione neanche di fronte ai ripetuti attacchi del Pd e di Forza Italia, che ne evidenziano “l’imbarazzo”.
“Voi votate il provvedimento per legittima difesa, perché sennò ve ne andate tutti a casa”, è l’affondo azzurro. Salvini arriva a Montecitorio, entra in Aula per poi lasciare il palazzo dopo circa un’ora.
Nel pomeriggio nuovo ‘blitz’ del vicepremier, che non farà mancare la sua presenza domani in occasione del voto finale.
Al contrario, nessun big pentastellato si ‘affaccia’ alla Camera, anche il presidente di Montecitorio è assente (ma giustificato, da ieri si trova a Mosca).
Il mutismo dei 5 stelle – oggetto di molti interventi dei dem e degli azzurri – rende palese un malessere già manifestato in occasione della prima lettura al Senato, quando i pentastellati tentarono di attenuare la portata delle norme contenute nel provvedimento presentando una serie di emendamenti, poi ritirati.
Alla Camera i 5 stelle non ci hanno nemmeno provato: nessuna richiesta di modifica. Unico ‘colpo di reni’ lo danno una trentina i deputati M5s che non partecipano al voto pur non essendo in missione. Tra loro diversi ‘fichiani’, come Luigi Gallo. Tra gli assenti anche la neo presidente della commissione Giustizia, Francesca Businarolo, eletta al posto della dimissionaria Giulia Sarti, coinvolta dallo scandalo Rimborsopoli.
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