La scelta di Carla: “Dopo tanti anni in Alto Adige sono tornata in Sardegna e aiuto i malati”

LE BELLE STORIE – Dal “ricco” nord alla provincia più povera d’Italia, il Sulcis. Carla Diana, 59 anni, è tornata nella sua Sant’Anna Arresi: “Dopo molti anni da cameriera in hotel, ora accudisco una malata di Parkinson e un signore disabile, grazie alla legge 162 sono assistente personale. Non guadagno molto, la vera felicità per me è aiutare chi soffre”


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Da cameriera nel “ricco” Alto Adige alla provincia più povera di tutta l’Italia, quella del Sulcis. Per Carla Diana, 59 anni, il suo è stato un ritorno a casa. Nata a Sant’Anna Arresi, ha trascorso tanti anni a Selva di Val Gardena: “Ho fatto la cameriera in un albergo, ritornavo nell’Isola solo due mesi all’anno. Doppia stagione, quella estiva e quella invernale”, e stipendio assicurato. Poi, nel 2010, la scelta di tornare al suo paesino: “Mio padre stava poco bene, volevo stargli vicino”. Addio ai letti da rifare e alle stanze da pulire, la donna ha iniziato un nuovo lavoro: “Grazie alla legge 162 sono stata presa come assistente personale di una signora affetta dal morbo di Parkinson e di un anziano disabile. Lavoro sei giorni su sette, dalle otto alle quattordici. Ogni mese riesco a farmi circa ottocento euro, ma per me non contano i soldi, bensì riuscire a far star bene le persone che seguo. Le porto a fare passeggiate, andiamo al bar e anche al mare, nella splendida Porto Pino”. Tra una chiacchiera e l’altra, ovviamente, non va sottovalutato l’aspetto medico: “Le due persone che seguo ricevono le visite di medici, fisioterapisti e psicologi. Svolgono tutti il loro lavoro con un’umanità sconfinata”.

E Carla Diana, col tempo, si è anche un po’ pentita di non aver “studiato medicina. Nella mia vita, e nel mio lavoro, ho sempre incontrato dottori splendidi, capaci di far sentire a proprio agio i malati. Il mio è un lavoro nel quale serve soprattutto calma e, anche, una dose di allegria per alleviare le sofferenze”. Ma il “florido” nord Italia proprio non le manca? “No. Sono andata via da Sant’Anna Arresi appena maggiorenne, ho sentito la necessità di viaggiare e scoprire nuovi posti. Ho vissuto anche a in Val d’Aosta, nella zona del Sestriere e a Pordenone”. Adesso, però, svegliarsi ogni mattina e sapere che potrà, nel suo piccolo, aiutare chi sta male, “mi riempie di felicità”.


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