Il nuovo disegno di legge del Governo sulla lotta alla povertà e sul riordino delle prestazioni assistenziali, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri ed è ora in Commissione Lavoro. Se dovesse passare andrà ad incidere sul diritto alla pensione di reversibilità Infatti, se da un lato offre qualche aiuto alle famiglie, dall’altro determina dei notevoli tagli a diverse prestazioni. Tra l’altro, la pensione di reversibilità è una prestazione previdenziale a tutti gli effetti, legata a dei contributi effettivamente versati e che in molti casi resterebbero nelle casse dello Stato. Le reversibilità saranno quindi considerate prestazioni assistenziali e non più previdenziali. Secondo quanto riportato sul portale Studio Cataldi “l’accesso alla reversibilità dipenderà dall’Isee, un indicatore che misura la ricchezza di una famiglia e quindi il reddito familiare. Aumentano la ricchezza, dunque, gli immobili posseduti (case, terreni), anche se non fruttano niente, nonché i soldi depositati in un libretto o in un conto corrente. Insomma, si andrà a ridurre inevitabilmente il numero delle persone che continueranno a veder garantito questo diritto. Infatti, l’asticella dell’Isee è molto bassa (fissata spesso a redditi da fame) e per superarla, facendo saltare tutti i benefici, basta poco”. Si tratta quindi di una sorta di “rapina legalizzata” ai danni degli italiani. Ad essere colpite saranno soprattutto le donne.
Fonte: (www.StudioCataldi.it)












