Il tema delle mance continua a dividere il mondo della ristorazione cagliaritana, tra chi le considera una “tassa in più” e chi invece le vede come un segnale di riconoscimento per il lavoro svolto. A esprimersi sulla vicenda è anche Mauro Trudu, titolare del ristorante Picanhito di Cagliari: “Con tutto il rispetto per la FIPE, penso che l’approccio sia completamente sbagliato. La mancia è un gesto libero, spontaneo, non un’elemosina. Arriva solo quando il cliente è stato accolto con il sorriso, servito con cura, ascoltato con attenzione. Quando mangia bene e si alza da tavola felice. Quella è la vera ricompensa. E se arriva una mancia, è solo la conseguenza naturale di un’esperienza memorabile. Il cliente non è un fondo di integrazione salariale: è una persona che paga per un’esperienza. E la mancia non è un diritto, è un privilegio. Da Picanhito non troverete mai nessun QR code per lasciare la mancia. Nel mio ristorante nessuno la chiede: la ottiene, perché se la merita”. Secondo Trudu, inoltre, chiedere la mancia tramite QR code “è una mossa poco intelligente e piuttosto imbarazzante. Andare a mangiare fuori e sentirsi dire “gradisce lasciare una mancia?”, soprattutto in un periodo di continui aumenti, rischia di pesare ulteriormente sui clienti. La mancia deve arrivare se l’esperienza è stata positiva, non come un automatismo. Spetta a noi imprenditori formare e motivare il personale affinché il servizio sia impeccabile. Certo, riceverla fa piacere, ma non può diventare un obbligo: dipende anche dalle possibilità economiche di ciascuno”.










