Cagliari – Istituti scolastici accorpati, scatta la protesta dei genitori e del personale del Randaccio-Tuveri-Don Milani: “Segnaliamo di aver presentato un’istanza ad autorità regionali e comunali, enti e figure interessate per tentare di contrastare il previsto accorpamento tra la nostra scuola e quella della Colombo”. Con questa decisione si andrebbe a creare, infatti, un mega istituto comprensivo con 13 plessi, oltre 300 dipendenti e soli 6 amministrativi.
Una tale organizzazione rischia di minare pesantemente la possibilità di realizzare l’offerta formativa, rendendo molto difficile mantenere gli standard di attenzione e cura nei confronti di tutti gli studenti e la relazione con le famiglie, “che finora ha caratterizzato l’operato del nostro istituto”.
Per la causa è stata lanciata anche una petizione che ha raccolto già quasi mille adesioni. “In una regione, in una città, in quartieri già caratterizzati da tassi di dispersione elevati, questo accorpamento rischia di penalizzare ulteriormente alunni ed alunne e aumentarne la fragilità anche sociale: proprio coloro a cui è necessario garantire la maggiore attenzione e cura risulterebbero, con un unico grande Istituto, meno tutelati.
L’iniquità di questa scelta è, a parer nostro, aggravata dalla disparità di trattamento riservata ai diversi Istituti scolastici, nell’attuazione del Piano di dimensionamento.
Siamo a disposizione per qualsiasi chiarimento,
le docenti Valentina Maria Urgu, Candida Urgu, Monica Rossi, Sandra Mereu, Irene Adina Maria Zini e le rappresentanti del Consiglio di Istituto Valentina Ferro e Barbara Volponi”.
Ecco il testo completo dell’istanza che prevede dall’anno prossimo l’accorpamento del “Randaccio-Tuveri-Don Milani” di Cagliari con il soppresso I.C. “Colombo”, “formando così un’autonomia scolastica di ben dodici plessi (cinque plessi di scuola dell’infanzia, cinque di scuola primaria e due di scuola secondaria di primo grado), con oltre 1300 alunni, realtà unica all’interno del capoluogo regionale.
Da sempre il nostro Istituto si è distinto per la cura delle relazioni, l’ascolto, la diversificazione e ricchezza dell’offerta formativa e per la fattiva e inesauribile lotta contro il disagio sociale, in un’area soggetta a un alto tasso di dispersione scolastica, dedicandosi incessantemente a ciascuno alunno e alunna.
La creazione di questo nuovo mega Istituto rischia inevitabilmente di compromettere il mantenimento di tali peculiarità preziose per la comunità Scolastica e di avere un impatto estremamente negativo sulla qualità dell’operato del personale che permette la realizzazione della nostra offerta formativa così ampia e diversificata.
Ci saranno infatti inevitabili difficoltà nel continuare a portare avanti la nostra progettualità, nel valorizzare tutte le risorse e partecipare ai bandi e i finanziamenti di enti esterni, pubblici e privati, che permettono alla scuola di offrire a tutti gli alunni e le alunne opportunità formative a loro altrimenti precluse. Tutto ciò rischia di diventare un ostacolo per il successo di tutti.
L’I.C. Randaccio-Tuveri – Don Milani sta realizzando inoltre numerosi progetti PNRR per la digitalizzazione di tutti i plessi, diversi PON per la qualificazione dell’offerta formativa, per andare incontro sempre più alle esigenze di un’utenza diversificata in termini di ordini di scuola differenti e situazioni familiari e sociali, Tutte queste azioni richiedono un impegno e competenze che, difficilmente, potranno essere dedicati con la stessa efficacia da un personale impegnato su così tanti plessi. Questo, ancora una volta, penalizzerà l’utenza più fragile che caratterizza entrambi gli istituti che si è scelto di accorpare.
Dispiace constatare, ancora una volta, che le scelte che riguardano la scuola si basino esclusivamente su considerazioni di tipo meramente economico e numerico, tipiche di una visione aziendale, senza tenere conto che le scuole sono cuore pulsante della comunità in cui operano.
Si ritiene, inoltre, che tale accorpamento penalizzi eccessivamente la nostra autonomia scolastica e ne avvantaggi incomprensibilmente altre che continueranno a operare con numeri anche inferiori a 600 alunni, con un massimo di 3 o 4 e plessi e in realtà territoriali decisamente meno complesse”.










