È volontario da dieci anni e, quando non aiuta gli altri, fa tanti lavoretti per mantenersi. Lugi Lai, 38 anni, c’è anche lui in prima linea in un momento delicatissimo per tutta l’Italia e anche per la Sardegna: “Faccio turni di dodici ore, sono autista e capo equipaggio di ambulanza. Col Coronavirus la mia vità è cambiata, come per tutti. Io rispetto le regole, altri purtroppo no”. L’effetto batticuore c’è sempre: “Quando squilla il telefono e devi intervenire per salvare una vita non sai mai come andrà a finire. Se dovesse capitarci un caso di Covid-19 siamo pronti ad allertare il 118 e a intervenire in squadra”, spiega Lai. In un piccolo paese come Escalaplano, i tempi morti si possono combattere in tanti modi: “Qualche mio conoscente stava al bar anche per ore, prima che chiudessero tutti. Ecco, io preferisco cercare di salvare vite che perdere tempo a un tavolino”.
Essere volontario non è un lavoro, ovviamente, e c’è la possibilità di apprendere tante nozioni utili: “Ho imparato la manovra di Heimlich, mi è tornata utile quattro anni fa quando mia madre era rimasta soffocata da un boccone. Due anni fa, invece, ho rianimato un uomo che stava per andare in arresto cardiaco utilizzando alla perfezione il defibrillatore”, afferma il volontario. “Lancio un appello a tutti i sardi: state a casa, oggi più che mai è importante evitare qualunque contatto con altre persone. Il virus è arrivato sin qui e dobbiamo debellarlo. Vedo ancora troppe strade affollate, è così difficile avere pazienza per qualche settimana?”









