L’esito del tampone è identico: “positivo”, così come la data, quella dello scorso 17 marzo. Così, Annalisa Ghiani, cagliaritana di 34 anni, e sua figlia, sono ovviamente chiuse in casa, in attesa di poter ripetere il test e sperare che sia negativo. Ma c’è un problema: “Alla preside della scuola, la primaria San Michele di via Redipuglia, abbiamo chiesto di poter proseguire con la didattica a distanza. Ci è però stato risposto che, siccome qualche bambino si è negativizzato, non ci spetta”, prosegue la donna. Insieme ad altre “sedici mamme” hanno mandato “tante email, con tanto di referti che attestano anche le nostre positività”. Ma nulla da fare, a quanto pare: “Ci sembra naturale pretendere un attenzione in più soprattutto per la tutela di chi ha avuto la fortuna di non contagiarsi la prima volta. Tenendo presente che vengono considerati negativi bambini con familiari positivi quindi a oggi in quarantena e bambini che non frequentano già da tempo”.
“Io e le altre mamme pensiamo che l’istruzione sia un diritto come la tutela della salute, invece i bambini sono senza didattica da lunedì per una pura presa di posizione della segreteria. La dad veniva consentita agli alunni positivi, e quindi a casa, due ore alla settimana. Invece”, precisa la Ghiani, che è anche rappresentante di classe, “quelli negativi non vogliono tornare in classe, sono solo 4 in quella di mia figlia. Per questo, sino a quando non ci sarà più chiarezza, preferiremmo aspettare e proseguire con la dad, visto anche l’imminenza delle vacanze pasquali”.











