di Pino Garau, Sarroch
QUANDO IL DOLORE NON HA REGOLE, SI HA BISOGNO DEGLI AMICI PER POTER CONDIVIDERE
LA SERIA DIFFICOLTA DELLA SALUTE NON ASCOLTATA
Ex costruttore edile maestro del C.A. fino al 1996 conseguente, invalido civile al 100% perchè affetto da una patologia chiamata “CEFALEA A GRAPPOLO CRONICA FARMACO-RESISTENTE” conosciuta anche cefalea del suicida, della quale oggi soffre 1 su 5 cioè circa 70 mila persone. Dal 1997 circa cento pazienti si sono resi disponibili alla sperimentazione con degli Elettrostimolatori Ipotalamici (me compreso) il quale permette di diminuire l’intensità del dolore e il numero degli attacchi. Gli Elettrostimolatori Ipotalamici sono dei piccoli elettrodi che inviano delle scosse elettriche di intensità variabile nel centro del cervello al fine di regolare il percorso neuronale e attenuare l’intensità del dolore. L’impianto, essendo posizionato in una zona così delicata ed in via sperimentale, necessita di un controllo e di una regolazione costante ed accurata che non può essere tralasciata o rimandata, a causa dei forti dolori della patologia.
Da circa vent’anni sono in cura all’istituto Besta di Milano che è il centro più avanzato in Europa per la cura delle cefalee. Oggi io e altri pazienti ci ritroviamo in una situazione al dir poco surreale, ci sentiamo abbandonati a noi stessi senza avere nessuna risposta da chi di dovere. Dal 2016 il reparto di “neurologia 3” ha subito un cambio di direzione, anziché cercare di incrementare il benessere dei pazienti e dei familiari, si è assistito ad un declino dell’assistenza fino ad arrivare alla TOTALE INDIFFERENZA delle richieste di ricovero da parte dei pazienti. Una indifferenza che nasconde non solo disimpegno per le molte difficoltà del settore ma che, ben più gravemente, è espressione di una sorta di “laissez faire” secondo il quale qualunque intervento è inopportuno o comunque poco interessante rispetto ai primi anni di sperimentazione. Il diritto alla salute è un diritto umano, da salvaguardare e proteggere da ogni forma di speculazione e depauperamento.
Al nostro dolore non importa delle beghe, della burocrazia delle vostre organizzazioni, i vostri interessi personali, al nostro dolore serve che i medici usino un po’ di cuore e dell’anima e che stiano ai patti per cui hanno giurato, nella costanza e nella responsabilità di stare dalla parte dei malati per assisterli e curarli, dandoci la possibilità di vivere una vita dignitosa.
Dovremmo poter essere assistiti perché è un nostro DIRITTO e perché non possiamo di certo farci sistemare un impianto del genere dall’ELETTRAUTO!
A prescindere dalle vostre intenzioni riguardo il reparto, chiediamo con forza una DOVEROSA RISPOSTA, QUALUNQUE ESSA SIA.
Il nostro dolore e sempre lì, i nostri disagi restano e ce li porteremo alla tomba, il nostro dolore non ha regole, non vuole e non può restare inascoltato per mesi interi precluso da un’incurante apatia di e-mail e telefonate senza risposta.
CHIEDO un immediato ricovero e che venga ascoltato, monitorato, curato, con la professionalità di sempre. CHIEDO la possibilità di alleviarmi i dolori con i quali devo convivere quotidianamente.
CHIEDO che tutto questo travaglio finisca bonariamente e che il ruolo svolto dalla sanità ritorni ad essere un fattore di coesione sociale e di promozione del benessere.
GIUSEPPINO GARAU











