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Una doccia fredda? “Sì, una doccia fredda”. Si può riassumere così, con tre parole, la situazione di tanti baristi sardi rimasti, a causa delle nuove regole legate al distanziamento sociale da dover seguire a causa dell’emergenza Coronavirus, senza più un lavoro da un giorno all’altro. Certo, il Governo ha deciso di bloccare i licenziamenti. Ma non tutti avevano un contratto “forte” prima dell’inizio della pandemia. E Gemiliano Farris, 35enne nato a Soleminis ma residente a Quartu, è una delle tante “vittime” della crisi post lockdown. Nell’ultimo anno ha fatto il barista al Caffè Roma a Cagliari, prima ancora ha gestito un bar tutto suo. Oggi, invece, è disoccupato: “Dopo diciotto anni di duro lavoro, non mi sono mai fermato un giorno”. Per lui, chissà sino a quando, non ci sarà posto dietro il bancone della caffetteria: “Il contratto mi è scaduto, avrebbero dovuto rinnovarmelo ma così non è stato. Ho chiesto la Naspi, spero di riceverla, ho già preso le quattro settimane di cassa integrazione che mi spettavano”, racconta Farris. “So perfettamente che non sarà possibile tornare ad avere la stessa mole di lavoro di un tempo, anche gli stessi turisti non si sa se arriveranno a Cagliari, avevamo sempre lavorato benissimo con le crociere ma la normalità non si potrà avere con un semplice schiocco delle dita”.
“Quando i tanti clienti che ho avuto modo di conoscere torneranno al bar per un caffè o un cornetto, non mi troveranno più. Mi mancheranno”, confessa il 35enne, “soprattutto quelli abituali che, nella pausa pranzo, erano diventati fissi. Ma ora devo pensare a me, cercherò un nuovo lavoro e nel frattempo dovrò contare sul prezioso aiuto dei miei genitori”. Uno scenario che Farris non si sarebbe mai lontanamente immaginato: “Mio padre, barista e poi commerciante nell’abbigliamento, dovrà dare una mano a me e alla mia famiglia, sennò non saprò proprio come fare per andare avanti”.