La battaglia politica in Sardegna si sposta ufficialmente dai banchi del Consiglio regionale alle aule dei tribunali. La presidente Alessandra Todde tenta il tutto per tutto per salvare il proprio mandato, messo a rischio dalla sentenza del Tribunale civile di Cagliari che ha confermato l’ordinanza del collegio elettorale che ne aveva decretato decadenza con multa da 40mila euro per presunte irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali.
Sono cinque i motivi di impugnazione messi nero su bianco dai suoi legali nelle oltre 67 pagine di ricorso depositate ieri in corte d’appello per contestare vizi procedurali e distorsioni interpretative. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Benedetto e Stefano Ballero, Giuseppe Macciotta, Priamo Siotto, oltre ai giuristi romani Francesco Cardarelli e Gianluigi Pellegrino.
Al centro delle obiezioni c’è la gestione della procedura da parte del tribunale. Secondo i legali della governatrice, i giudici civili avrebbero ampliato in modo improprio il campo della controversia, fondando la sentenza su una presunta mancata presentazione del rendiconto elettorale, una violazione che – sostengono i difensori – non era mai stata contestata in precedenza dal collegio di garanzia elettorale. “Una decisione nulla”, scrivono i legali, che denunciano anche una indebita attribuzione di responsabilità personali a Todde per presunti errori riconducibili invece al comitato elettorale del Movimento 5 Stelle. Altro punto critico del ricorso riguarda l’estensione dell’applicazione della legge 515/1993 (sulla verifica dei rendiconti elettorali) alla figura del presidente della regione, una forzatura giuridica secondo la difesa.
L’appuntamento in aula è fissato per il 3 novembre, data in cui la Corte d’appello di Cagliari, sotto la presidenza di Elisabetta Spano, dovrà valutare nel merito il ricorso.
Ma la partita si gioca anche su un altro fronte: quello costituzionale. Come ampiamente annunciato e previsto, la giunta regionale, su proposta del vicepresidente Giuseppe Meloni, ha deliberato un nuovo ricorso alla Corte costituzionale. La regione contesta la legittimità della sentenza del Tribunale di Cagliari del 28 maggio, considerata una lesione delle prerogative istituzionali del consiglio regionale. In sostanza, secondo l’esecutivo sardo, la magistratura civile avrebbe invaso un terreno riservato alle autonomie regionali.
Per questo, accanto ai legali dell’avvocatura regionale, sono stati incaricati anche due esperti di diritto costituzionale, Omar Chessa e Antonio Saitta, ovviamente ingaggiati con soldi pubblici.
La tensione politica resta alta, con un clima sempre più infuocato tra maggioranza e opposizione. E mentre la presidente Todde continua a governare, in attesa dei prossimi passaggi giudiziari, la Sardegna si ritrova nel mezzo di una delicata crisi istituzionale e sociale, con le vere priorità lasciate da parte per occuparsi a tempo pieno di questa vicenda: in bilico, totalmente ostaggio della vicenda giudiziaria che ha travolto la 5 stelle nuorese Todde.










