“Corriamo e non sappiamo dove andiamo né ci accorgiamo dell’altro: di fronte a questa bara siamo impietriti, quanto fa male vedere una figlia, una sorella, andare a lavorare e non tornare a casa”. Don Efisio Coni ha racchiuso nelle sue parole il dolore di una comunità che si è fatta famiglia in questi giorni terribili dalla scomparsa di Gaia Cosa, la 24enne uccisa da un suv a Porto Cervo mentre attraversava sulle strisce pedonali. Stava andando al lavoro Gaia, faceva la baby sitter per la stagione in una delle famiglie che trascorrono l’estate in Costa Smeralda.
A investirla, la manager 51enne moglie dell’ad di Lufthansa, che il giorno dopo pur indagata per omicidio stradale se n’è tornata a casa.
La chiesa era gremita, ad accogliere la bara anche ragazzi e ragazze vestiti con costumi sardi come Gaia stessa adorava fare, sfilando per Sant’Efisio e in occasione di eventi folkloritisici. Bella, solare, con una vita davanti spezzata in un secondo: è morta per trauma cranico, ha decretato l’autopsia, pochi minuti che non le hanno lasciato scampo.











