A leggerlo si pensa subito ad un errore. E, stando a quanto trapela, è ciò che ha subito pensato un dottore che, quindici giorni fa, ha ricevuto Rossana Cogoni nella sua stanza del Santissima Trinità di Cagliari: “Ginocchio destro valgo, dolente e dolorabile, limitazione funzionale, ballottamento rotuleo”. Insomma, un ginocchio sfasciato, giusto per far capire a chi non è del mestiere. Operazione da eseguire? Chirurgica, ovviamente, per installare una “artroprotesi al ginocchio destro”. Poi, subito dopo, nel documento ufficiale dell’ospedale si legge: “Paziente già in lista d’attesa dal 2019”. Cioè da prima del caos Covid, dei lockdown, dei medici e infermieri eroi e via discorrendo. La Cogoni, un passato da titolare di market, poi la vita dura della casalinga alternata ai turni in ambulanza come volontaria, si ritrova a vivere una non vita: “Dovrebbero mettermi una prima protesi, poi l’altra al ginocchio sinistro per pareggiare. Ormai sono quasi allettata, esco pochissimo e non mi sento più le gambe”, giura la donna. Che ha tentato di finire sotto i ferri in ogni modo, anche pagando: “Mi sono rivolta alle cliniche private della mia città, Quartu, e di Decimomannu. Tutto perfetto ma intervento sempre impossibile perchè non hanno le sale di rianimazione. E io, cardiopatica, non posso essere operata se non c’è una struttura simile quasi accanto al mio lettino”. Racconta anche che il dottore del Santissima Trinità, 15 giorni fa, le ha chiesto se fosse già seguita lì: “E quando ha letto che ero in lista d’attesa dal 2019 è sbiancato in volto, poi ha abbassato gli occhi e mi ha detto che non poteva farci nulla”.
La Cogoni, che ovviamente tutto vuole fuorchè trascorrere il resto della sua vita blindata tra un materasso e quattro mura, ha raggiunto i bordi della Statale 554, cioè il Policlinico di Monserrato: “E lì ho scoperto che c’è spazio per l’intervento, ma solo tra un anno, nel 2024. Un medico mi ha detto, in modo chiaro, che prima hanno in lista solo persone con fratture e stanno tralasciando chi ha problemi come il mio. Mi vergogno di essere sarda, con una sanità simile”, prosegue la cinquantasettenne, “4 anni in lista d’attesa per protesi alle ginocchia, oggi scopro che dovrò attendere almeno altri dodici mesi. Cosa facciamo noi invalidi? Dobbiamo stare rinchiusi in casa e tumulati vivi perchè la sanità non ci cura più?”.











