Arrivare all’ecocentro di Sant’Elia, fare una mezz’ora di fila con le altre macchine, per portare allo smaltimento un semplice e poco voluminoso robot da cucina e sentirsi dire che non possono accettarlo perché i recipienti degli apparecchi elettrici sono pieni: di per sé può sembrare un’inezia aver perso tempo e danaro per giungere fin laggiù all’ecocentro per compiere il dovere del buon cittadino, che paga salati contributi per la Tari e vuole adempiere al programma del rispetto della natura. Un’ inezia anche dover ritornare in altra ora e riprovare, per vedere se c’è posto per il suo banalissimo oggetto di rifiuto, anche se magari si è anziani e si è fatto un sacrificio per giungere fino a lì. Non è un’ inezia invece il disservizio pubblico, la sciatteria e il non rispetto per il cittadino. Un incentivo a chi butta per strada i propri rifiuti, dove gli capita. La maleducazione a volte non è solo da parte del singolo, ma è il disservizio pubblico ad incentivarla.
Una 76enne cagliaritana (lettera firmata)










