Quattro anni per rapina, morte come conseguenza di altro reato e utilizzo indebito delle carte di credito per Ilaria Gaviano e 5 anni e quattro mesi “solo” per rapina e morte come conseguenza di altro reato per Ciprian Baiceanu. Sono queste le richieste di pena formulate oggi, in tribunale, dalla pm Rita Cariello, in merito alla tragica scomparsa dell’imprnditore Mario Mulas. La coppia è accusata di avere provocato il decesso di Mario Mulas in seguito al reato di rapina aggravato. Il fatto era avvenuto lo scorso ottobre: i due si erano impossessati delle chiavi del furgone di Mulas, noto imprenditore di 75 anni, e del suo stesso Fiat Doblò, al cui interno c’era un borsello col cellulare, chiavi di azienda e casa, telecomando dell’allarme, incassi delle consegne effettuati il 6 e 7 ottobre in assegni e contanti, una carta banco posta e una PostePay Evolution collegati al conto corrente cointestato con la moglie del 75enne, più patente di guida, carta d’identità e tessera sanitaria. Era stata la Gaviano, sempre stando alle indagini svolte, a chiudere dentro l’appartamento l’anziano, chiudendo anche il portoncino blindato che da accesso all’appartamento, privandolo anche del suo cellulare.
“Il pm sostiene che la Gaviano abbia collaborato, da qui la pena più lieve”, afferma l’avvocato della famiglia di Mulas, Luca Sannio, “è un punto sul quale intendo replicare in aula. Dai due indagati non c’è mai stato nessun atto di contrizione per i fatti causati, chiederò che ci venga riconosciuta una provvisionale o che vengano valutati i danni subìti dai figli e dalla moglie di Mulas, per quanto nessuna cifra potrà mai eliminare il dolore per la tragica scomparsa del loro caro”. Il legale della Gaviano, Carlo Demurtas, punta invece “sulla derubricazione della rapina in furto aggravato perchè sostengo che non ci sia stata nessuna violenza sul settantacinquenne, e l’assoluzione per la morte come conseguenza di altro reato perchè era un fatto assolutamente non prevedibile”. Carlo Amat, avvocato di Baiceanu, chiede “l’assoluzione del mio assistito perchè estraneo a tutti i fatti. Cellulare e soldi citati dalla Gaviano non sono mai strati trovati e non c’è una sola prova della presenza del mio assistito quella notte, tutto si basa sulle dichiarazioni rese dalla donna che, tra l’altro, non avendo fatto trovare smartphone e denaro, per me non ha certo reso una collaborazione piena”. Tra due settimane esatte le eventuali repliche e, poi, la lettura della sentenza.









