A 40 anni è entrata in carcere, a Uta, con l’accusa molto pesante di rapina e di morte come conseguenza di altro reato. La morte è quella di Mario Mulas, rapinato a ottobre nel suo appartamento di viale Elmas. L’uomo, caduto dalla finestra, era poi morto. Aveva settantacinque anni. Le indagini hanno rapidamente portato la Gaviano nei guai: è lei, stando alle ricostruzioni fatte, ad aver ricevuto un fischio dal complice, Ciprian Baiceanu, una sorta di segnale. In quel momento ha chiuso a chiave Mulas, lui si è sporto ed è caduto mentre i due fuggivano con un suo furgone. Sin qui la cronaca giudiziaria, in attesa del processo. Intanto, dietro le sbarre della sezione femminile del penitenziario a pochi chilometri da Cagliari, la Gaviano si racconta: “Sono ancora sotto indagine e sto aspettando di poter sapere la mia sorte. Qui sto lavorando, mi sono ripresa. Sono un’ex tossicodipendente e, con determinazione, sono riuscita a togliere tutto ciò che c’era di nocivo dentro di me”, dice. “Faccio le pulizie ai piani, attualmente”. La perdita della madre, a dicembre, è stata molto dolorosa: “Un grosso colpo che mi ha portato a buttarmi ancora di più giù”.
Abbozza qualcosa sul perchè sia dietro le sbarre: “Ho le mie considerazioni, le tengo per me. Penso a mio figlio che è fuori e che mi aspetta”. Fuori, a Cagliari, “vivevo allo sbando, ero disoccupata”. E le amicizie sbagliate sarebbero arrivate nel giro di poco tempo: “Prima, però, ho studiato. Mi sono diplomata, sono un’Oss e arrivo da una famiglia tranquilla. Nel mio futuro vorrei lavorare in un pronto soccorso, è il mio sogno”. Tra lei e il suo sogno c’è però un processo da affrontare e una sentenza da ascoltare.
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