La crisi legata al Coronavirus colpisce tutti, anche l’aeroporto di Elmas. Voli, in arrivo e in partenza, quasi azzerati da mesi, e la breve finestra dell’estate non è riuscita a far quadrare i conti. Anzi. La disperazione dei 600 lavoratori, tra interni ed esterni, è tanta. E la richiesta-sos è, principalmente, una: soldi. Per riuscire ad andare avanti e a ripartire per davvero quando i vaccini saranno riusciti, almeno, a contenere il virus. La maxi protesta sotto il Consiglio regionale insieme a Cgil, Cisl e Uil, è solo il primo atto. “Da marzo a oggi abbiamo visti azzerati il maggior numero di voli, i lavoratori sono in cassa integrazione a rotazione”, spiega Michele Potenzona della Cisl, “l’aeroporto é rimasto sempre aperto, generando tante perdite per tutta la struttura”. William Zonca della Uil è netto: “Chiediamo tutele per l’occupazione e per il settore, sicuramente delle risorse economiche e finanziarie come avviene già per altri settori, penso all’agricoltura e alle partite Iva, anche il settore aereo deve essere tutelato. Vogliamo fondi per quando avverrà la ripartenza, la Regione deve giocare in attacco e non in difesa”. Parole condivise da Massimiliana Tocco della Cgil: “I ristori servono per salvare l’aeroporto nell’immediato, la Regione deve fare programmazione, non si può pensare che la ripresa sia lasciata al caso o al libero mercato, in ballo c’è anche la questione del diritto alla mobilità dei sardi”.
E i lavoratori dell’aeroporto di Elmas, tra buste paga diventate leggerissime e grossi tagli alle ore di lavoro, hanno deciso di far sentire la loro voce a Casteddu Online. Le loro storie si possono leggere nel corso delle prossime ore sul nostro sito www.castedduonline.it










