di Paolo Piu
È un cielo nero, offuscato dal profilo cupo degli aerei americani che nel 1943 riversarono sulla città di Cagliari tonnellate di bombe radendola al suolo, il significato del titolo del monologo del regista Pierpaolo Piludu dei Cada Die Teatro, che il 24 e il 25 novembre ha riproposto sul palco della Vetreria di Pirri lo spettacolo titolato “Cielo nero”, frutto di un lavoro certosino per il quale a partire dal 2005 il regista ha intervistato decine e decine di testimoni diretti di quei fatti tremendi, rielaborando i vari contributi raccolti e portando sul palcoscenico un lavoro teatrale che ha tenuto gli spettatori inchiodati e col fiato sospeso a causa dell’intensità della recitazione, basata esclusivamente sulla forza della parola, espressa con grande enfasi, che ha fatto rivivere la drammaticità di quegli eventi senza ricorrere a nessun altra forma di immagine. Attraverso la narrazione di due gemelli, Efisio e Antioco, identici nell’aspetto ma assai diversi nell’animo e nei comportamenti, lo spettacolo ha fatto rivivere la realtà del capoluogo sardo, dall’avvento del fascismo, sempre apertamente criticato nell’arco della rappresentazione, definito come “una bella follia” o “una demenza precoce”, fino alla dichiarazione di guerra, che ha raggiunto il suo apice nella rievocazione dei bombardamenti del febbraio1943. Da brivido la descrizione della bomba caduta sulla panetteria con la gente in fila in attesa della propria razione quotidiana, vero clou di tutto lo spettacolo, che ben descrive il dramma vissuto dalla popolazione civile durante quei tragici eventi, fino alla rievocazione dei bombardamenti sulla stazione ferroviaria, accompagnando lo spettatore per le vie e i luoghi assai noti del capoluogo, ridotti a un cumulo di macerie, insieme alle persone dilaniate e decimate da quell’inutile strage. E finalmente arriva la notizia dell’armistizio e della conclusione del conflitto, accompagnate dalle parole di Emilio Lussu, che indica come Cagliari sia stata “distrutta dalla follia del fascismo” più che dai bombardieri nemici. La rappresentazione è terminata con l’immagine di Efisio che dipinge di bianco i muri della città ricostruita, “per contrastare i 20 anni di nero del fascismo” (ancora un riferimento al titolo dello spettacolo) e il ricongiungimento dei due gemelli protagonisti, ora non più identici, bensì differenti anche nell’aspetto fisico, a causa delle varie e drammatiche vicende vissute. Un lungo e intenso applauso ha sancito la bravura del regista-attore nel ricreare il pathos di quei tristi e tragici anni di guerra.













