Se fosse Solinas, i centristi di Tunis e Peru lascerebbero immediatamente la coalizione, di sicuro portandosi dietro qualcun altro. Se fosse Truzzu, a mollare gli alleati sarebbe proprio il partito sardo d’azione di Solinas, con o senza la Lega ancora non è chiaro. Se la scelta fosse fra i due nomi più gettonati da sempre, qualunque delle due sarebbe fallimentare e spaccherebbe la coalizione di centrodestra, già indebolita dai cinque anni di governo sardo leghista. Ma il tavolo della coalizione riunito da questa mattina non riesce proprio a uscire dalle sabbie mobili: ore di trattative, proposte, veti incrociati, hanno reso ancora una volta impossibile l’indicazione unitaria del candidato presidente per il centrodestra.
La coalizione è ancora riunita, dopo una pausa ha ripreso la discussione ma nulla nel frattempo è cambiato. A questo punto, potrebbero decidere di andare a oltranza o invece di aggiornarsi a domani, nella forse vana speranza che la notte porti consiglio a qualcuno. Un tentativo di scelta c’è stato, con una votazione che ha visto Truzzu prevalere nettamente. Ma Solinas punta ancora i piedi e dunque nulla si è mosso. I regionali chiedono ancora una volta soccorso ai leader nazionali. Finora si è espresso solo Salvini, con una dichiarazione con cui dice e non dice, ma fa chiaramente capire che non sacrificherebbe l’unità della coalizione per Solinas.
La via d’uscita resta quella del terzo nome. Che però, a meno che non sia già più o meno concordato, diventa sempre più difficile visti i tempi strettissimi.
In ogni caso, difficile che la coalizione di centrodestra riesca a presentarsi unita, come dimostra chiaramente la candidatura di Alessandra Zedda in totale contrapposizione con lentezze e alchimie della politica. Difficile persino che non si rompa il blocco Psd’az-Lega, visto che per il Carroccio significherebbe rompere l’alleanza nazionale.












