I venti di guerra, tra ricciai e Regione, soffiano sempre più forti. I pescatori che non hanno aderito al progetto delle attività sperimentali di monitoraggio dei mari con il contributo alla pulizia dei fondali dalla plastica sono la maggioranza. Sinora hanno detto sì in trentuno, ma sono oltre cento i ricciai che vogliono tornare a pescare. Domani in Consiglio regionale saranno discussi i primi documenti della legge Omnibus. I ricciai, presenti anche oggi sotto i portici del palazzo regionale, saranno tra il pubblico durante i lavori dei consiglieri: “Potrebbero discutere anche la nostra situazione”; spiega Antonio Puddu. “Per quanto ci riguarda, abbiamo già detto a vari consiglieri che per noi non c’è un’alternativa alla ripresa della pesca, almeno sino a metà maggio”. Possibile, ma non certo, che qualche consigliere regionale possa presentare un emendamento, o che la partita economica dei ristori ai ricciai entri nella stessa Omnibus. Solo domattina se ne saprà di più, ma chi è abituato a scendere nelle profondità marine per scovare ricci chiude le porte a qualunque soluzione differente dalla pesca.
“Abbiamo proposto un nostro calendario”, afferma Gesuino Banchero, “stiamo fermi due giorni alla settimana e peschiamo una cesta in meno dal giovedì al sabato, partendo il primo dicembre. Raccogliere la plastica è assurdo, non sta né in cielo né in terra. Mancano le ditte preposte al ritiro e i centri di riferimento. E i soldi”, cioè di circa seimila euro a testa, “non ci sono ancora. Vogliamo risposte affermative, chi ha aderito ai progetti regionali non fa, come attività primaria, la pesca dei ricci. Per il fermo biologico la legge nazionale prevede 70 euro al giorno per un comandante di barca e sessanta per ogni marinaio, perchè mai dovremmo raccogliere plastica per cinquecento euro al mese? O ci faranno pescare o bloccheremo i porti e faremo anche proteste più plateali”.












