Un posto in giunta regionale o la candidatura di Massimo Zedda a sindaco di Cagliari alle elezioni comunali di giugno. Entrambe le cose no. Sembra essere questo lo schema di Alessandra Todde, come trapela da ambienti a lei vicini, e su cui è costretto a ragionare il partito che in corsa, e all’ultimo miglio, ha scaricato Renato Soru, con cui aveva avviato il progetto della coalizione sarda, per entrare nel Campo largo. La trattativa, all’epoca, si era naturalmente concentrata sulla ricandidatura di Zedda con l’appoggio di Pd, 5 stelle e gli altri partiti. In questi giorni, si parla anche di un assessorato regionale. Escluso che possano avere entrambe le cose: il risultato elettorale, hanno preso il 3%, è abbastanza per dire di essere stati decisivi ma non sufficiente a rivendicare “due posizioni”, ovvero la candidatura a sindaco e l’assessorato regionale.
Nelle non facili, sarebbe strano il contrario, trattative per la composizione della giunta, si ragiona infatti per posizioni, e si mettono dentro anche le candidature a sindaco per Sassari, Alghero, Cagliari e Nuoro, dove la giunta Soddu traballa pesantemente. Sassari e Alghero dovrebbero andare al Pd, che non può perciò rivendicare 4 assessorati più presidenza della regione (ambìta da Desirè Manca, che però è dei 5 stelle come la Todde) e vicepresidenza della giunta, Cagliari ai Progressisti, che resterebbero fuori dalla giunta regionale, e Nuoro ai 5 stelle, partito più votato alle regionali. Se invece il Pd, come sembra, puntasse su Cagliari con un suo candidato, sarebbe tutto da rifare: il nodo, in questo momento, è proprio questo. E se non si scioglie per le comunali, i conti non possono tornare per la giunta regionale. Dove, per precisa direttiva della Todde, solo un terzo dei componenti può essere consigliere regionale e il 50% deve essere donna.











