La grande crisi degli alberghi non risparmia nemmeno Cagliari. Un 2020 “orribile”, con una piccola ripresa solo nel corso dell’estate. Poi, lungo tutti gli altri mesi, camere più vuote che piene a causa dell’emergenza Coronavirus. Mauro Murgia, 49 anni, titolare del Caesar’s hotel, fa due conti: “Ho ricevuto, come ristori dal Governo, 55mila euro. Ma ho un calo di fatturato, paragonato al 2019, tra gennaio e novembre, di 1,7 milioni di euro”. Che, tradotto in percentuale, vale un “meno settantasette per cento. Non ho potuto rinnovare i contratti a tempo determinato, col blocco di licenziamenti non ho potuto ridurre come necessario e i dipendenti stanno usufruendo del Fis. Prima del Covid eravamo in quaranta, adesso siamo trentadue di cui l’ottanta per cento dei lavoratori è in cassa integrazione. Per come stanno andando le cose”, osserva Murgia, “per le limitazioni che ci sono sugli spostamenti, sarebbe stato meglio farci restare chiusi. Abbiamo saputo solo qualche giorno che 7 dipendenti che avevamo a tempo determinato, assunti ai primi di settembre, avrebbero avuto diritto anche loro alla cassa integrazione, ci sono ritardi gravissimi nelle decisioni”.
“Restare aperti senza poter avere la maggior parte dei clienti è peggio che stare chiusi, perché sei costretto ad avere minimo di personale ma costi di struttura paurosi rispetto agli incassi. Vietare il cenone del 31 dicembre? Una scelta tipica di chi non ha mai lavorato in vita sua, gli alberghi sono i luoghi più sicuri tra le attività commerciali dove si ricevono dei clienti, ci sono grandi spazi e, storicamente, una attenzione al cliente quasi maniacale: sono restrizioni totalmente ingiuste, ovviamente non avremo clienti per il trentuno”, afferma l’imprenditore. “Al momento le prenotazioni per il pranzo di Natale e del ventisei sono il settanta per cento in meno rispetto allo scorso anno”. Murgia chiede nettamente al Governo “liquidità maggiore, la maggior parte degli alberghi non ce la fa ad andare avanti, ci stanno ancora facendo pagare tasse, contributi e rateizzazioni, non è vero che hanno rinviato tutto. Le banche, alla maggior parte delle aziende, non hanno dato liquidità”. Una scelta che Murgia non critica, visto che “se non puoi dare garanzie non ricevi soldi”.











