Erano pochi prima della crisi, sono diventati briciole da quanto c’è stata l’impennata dei prezzi, dalle bollette al cibo, dall’abbigliamento alle medicine. I 1200 euro, “ma solo con gli straordinari, sennò sarebbero mille”, che prendono le guardie giurate armate e i vigilantes sardi, cinquemila sparpagliati in tutta l’Isola, non bastano davvero più. Contratti bloccati da quasi otto anni, famiglie da sfamare e mutui da onorare, sennò sono guai e dolori. E il senso della loro ennesima protesta, a Cagliari, sotto il Consiglio regionale, è principalmente uno: perchè rischiare la vita per così poco? Roberto Sabiu, 56 anni, da trentacinque addetto alla scorta dei valori trasportati dalla Mondialpol, lo fa capire sin troppo bene: “Garantisco la sicurezza privata e pubblica per milleduecento euro, con le bollette e tutte le spese da affrontare non bastano più. Arrivo a malapena a metà mese, molti miei colleghi si fermano alla prima settimana”, dice. “Sopravvivo”, ammette la guardia giurata armata, “spero che si decidano a darci un aumento di almeno trecento euro. Ogni giorno corro rischi, tra tentativi di aggressioni e di rapine”. I soldi che trasporta fanno gola, ovviamente, ai malviventi. “La cosa più assurda è che lo Stato, una volta che affida un servizio di sicurezza che tocca anche una realtà pubblica, non garantisca agli operatori come me una tutela economica. Una pizza o una cena come si deve”, prosegue il 56enne, “non me le posso più permettere”.
Stessa situazione per un suo collega, Giuseppe Lecca, 45 anni, da decenni protegge il Santissima Trinità, l’ospedale cagliaritano di Is Mirrionis: “Sono sempre in prima linea. Da quasi otto anni attendo il rinnovo del contratto, i costi della vita intanto sono triplicati. L’ultima bolletta della luce è stata di 250 euro, prima era di centoquaranta. Per non parlare del mutuo della casa nella quale vivo con moglie e figlia, ci manteniamo in tre con 1200 euro mensili ed è, ormai, una sfida quotidiana per arrivare, sempre, alla fine del mese. Ma, così, è davvero difficilissimo”.









