Da tre anni combatte una battaglia che, sotto alcuni aspetti, è quantomeno “curiosa”. Giulia, 39 anni, ha una figlia malata di undici, “soffre di cardiopatia”, e abita in una casa popolare nel rione cagliaritano di San Michele. La prima volta che ci ha messo piede è stato nel 2012: “Era stata assegnata a un mio zio che purtroppo è morto tre anni fa. Io ho solo il domicilio e non la residenza, il Comune mi ha già mandato tante lettere di ordinanza di sgombero ma io non voglio andare via”. Eppure, le alternative proposte dalle assistenti sociali non mancano: casa famiglia o affitto pagato per un’altra casa, in un’altra zona: “No, per me sarebbe tornare indietro, questo appartamento l’ho anche ristrutturato a mie spese ed è ‘sano’, privo di muffa o altro, indispensabile soprattutto per la salute della mia bambina. Anche la pediatra, che ha lo studio nella stessa strada, mi ha detto di non mollare”.
Una delle innumerevoli storie di cagliaritani in difficoltà che, messi davanti a delle possibili scelte, preferiscono, per così dire, non rischiare: “Guadagno seicento euro al mese tra pulizie e anziani da seguire. Pago tutte le bollette, il Comune continua a inviarmi i bollettini perl’affitto da 470 euro ma è una cifra improponibile, pago quello che posso”, confessa la 39enne, che si è rivolta a CasaPound per cercare di risolvere il suo problema. E l’organizzazione di estrema destra ha pure spedito una lettera all’amministrazione comunale, firmata dal coordinatore cittadino Luca Sardara, attraverso la quale si chiede di sospendere l’ennesima ordinanza di sgombero. “Non ho sfondato, abitavo già nell’appartamento di San Michele”, afferma Giulia, “non chiedo nulla di particolare, solo di essere messa in regola una volta per tutte. Possono assegnarmi la casa, non è vero che spetta ad altri, non sto levando niente a nessuno”.










