Indossano entrambi una maschera da saldatore e si fanno chiamare “0” e “1”, come i simboli del codice binario. Hanno deciso di restare nell’anonimato ma la loro musica, il loro “elektrock” boogie che parte dalla tradizione blues guardando però al futuro, ha una propria identità che si manifesta al meglio dal vivo. Anche per questo è da non perdere il concerto dei The Cyborgs – questo il nome del duo – in programma domani sera (giovedì 27) a Cagliari, al Kasté Social Pub, dove ritornano quasi sei mesi dopo la loro bella apparizione dell’ottobre scorso nell’ambito dell’ultimo Karel Music Expo. L’occasione è offerta stavolta da “Alternotes”, la rassegna allestita in collaborazione con la cooperativa Vox Day e con la supervisione artistica di Davide Catinari.
Si comincia alle 22.30 con ingresso a otto euro.
Appuntamento anche a Oristano, la sera dopo (venerdì 28): al Renoir, in via De Castro, sempre con inizio alle 22.30.
“0” suona la chitarra con il pollice destro in continua percussione, e canta con una voce che, passando attraverso un microfono applicato dentro la maschera, sembra arrivare da un altro pianeta. “1” suona invece i bassi della tastiera con la mano sinistra e la batteria con gli altri arti. L’energia e la carica delle loro esibizioni dal vivo, li hanno portati ad aprire i concerti di nomi del calibro di Iggy Pop & The Stooges, John Mayall, Jeff Beck, Eric Sardinas, Johnny Winter e (lo scorso luglio) Bruce Springsteen. A conferma che il palco è il loro habitat naturale, anche il premio assegnato ai The Cyborgs da Keep On, una giuria di cento tra gestori e direttori artistici di club italiani che, nel 2012, ha proclamato il loro tour come il migliore dell?anno.
Con il loro disco d’esordio hanno conquistato palchi italiani ed europei (Belgio, Olanda, Germania, Austria, Svizzera, Lussemburgo) ma anche canadesi (Quebec City, Montreal e Rouyn ). Lo scorso maggio, due anni dopo quel debutto discografico, è uscito “Electric Chair”, il secondo album del power duo, che vede i The Cyborgs alle prese, stavolta, con un percorso di riscoperta del rock-blues degli anni Settanta. Ma non solo: non mancano infatti incursioni tra le sonorità afro e orientali, accenni di rock psichedelico e ammiccamenti al jazz, sempre però con un occhio rivolto all’esperienza di gruppi seminali come ZZ Top, The Knack e Canned Heat.












