Che Davide Calvia non fosse “un santo” è sua sorella Nadia a dirlo, in un appello disperato sui social: “Vogliamo la verità e vogliamo che mio fratello venga trovato, vivo o morto. Vogliamo un corpo su cui piangere”, scrive la ragazza a otto giorni da quel maledetto pomeriggio in cui Davide e suo cugino Giovannino Pinna uscirono in barca per poi lanciare l’sos dopo pochi minuti e naufragare. Giovannino, 35 anni, fu ritrovato dopo 24 ore, semi assiderato e con un principio di annegamento: è stato dimesso oggi, fino a ieri era sedato per lenire il dolore fisico e soprattutto psicologico su una vicenda che nasconde ancora troppi punti oscuri e sulla quale la procura di Sassari ha aperto un’inchiesta. Intanto, gli inquirenti stanno provando a capire se la barca rubata a Porto Torres quello stesso giorno sia la stessa usata dai due cugini per la loro battuta di pesca e poi naufragata.
Fra le ipotesi al vaglio, quella che un’altra barca si sia avvicinata e che da quel momento, dopo una discussione per motivi da chiarire, la barca abbia iniziato ad imbarcare acqua fino a naufragare. Nei giorni scorsi, due falsi allarmi sul ritrovamento di Davide.












