Le ultime sagre, come tutti i suoi colleghi, se le è fatte a inizio febbraio. Poi, la pandemia ha bloccato tutti i festeggiamenti nei paesi, anche in Sardegna. E lui, Giancarlo Sergi, 57enne di Cagliari, tra i più famosi “caddozzoni”, è fermo. Il suo furgone è chiuso, parcheggiato sotto casa. E, dopo l’ultimo Dpcm, le ruote sono destinate a restare ferme per chissà quanto altro tempo: “Santa Maria a Uta, il matrimonio selargino, Sant’Andrea ad Assemini, i concerti: tutto fermo, non vale la pena nemmeno andare fuori dalla Sardegna Arena alle partite del Cagliari perchè, per mille spettatori, non c’è il tanto per guadagnare bene. Ho lavorato anche i venerdì e i sabati, fuori dalle discoteche, ma anche quelle sono chiuse”, osserva. Sposato, il suo è l’unico stipendio che entra (meglio, entrava) in casa.
“Spero che i duemila euro della Regione arrivino presto, ho avuto i due bonus del Governo da 600 euro ma non mi sono bastati nemmeno per pagarmi l’Inps. Il Governo deve aiutarci, sostenendoci in questo lungo periodo di pandemia. Lavoro in questo settore da diciotto anni e non mi sono mai fermato. Adesso sono messo davvero male”.











