All’anagrafe è Rita Ori Filomena Merk-Pavone nella storia della musica è Rita Pavone. Alla soglia dei suoi 80 anni, che compirà il prossimo 23 agosto 1945, la celebre artista piemontese arriverà per la prima volta a Cagliari, su iniziativa di Maurizio Porcelli, per un concerto dal vivo ad ingresso libero in programma domenica 17 dicembre al Palazzo dei Congressi con inizio alle ore 17 in occasione di Fiera Natale, la rassegna delle eccellenze dell’artigianato e dell’agro alimentare dell’Isola.
Sarà l’unica data sarda di un tour memorabile che la “Zanzara di Torino” sta proponendo in Italia e all’estero per i 60 anni di carriera ricevendo consensi da rock star.
Una carriera sterminata di successi, di tournèe, di collaborazioni, di Festival ma anche di cinema e televisione.
Impossibile riassumere tutte le tappe di una storia professionale straordinaria che dura ancora e che tracciò, come un visionario, nel lontano 1964, un genio come Umberto Eco che parlò di quel fenomeno agli inizi del suo percorso artistico nel saggio “Apocalittici e Integrati”.
Ecco uno dei passaggi a lei dedicato: “alle sue prime apparizioni la Rita Pavone reale poteva avere anche 18 anni, come si è poi appurato, ma il suo personaggio oscillava tra i 13 e i 15. L’interesse suscitato ha avuto subito del morboso. Cosa significasse l’urlo di Mina, era chiaro. Mina era donna fatta, l’eccitazione musicale che provocava non poteva andare disgiunta da un successo erotico. Il desiderio sessuale in sé è un fatto normale. Con Rita Pavone si realizzava invece una sorta di richiamo ben più sfumato e impreciso. La Pavone appariva come la prima diva della canzone che non fosse donna; ma non era neppure bambina. Il fascino della Pavone stava nel fatto che in lei quanto sino ad allora era stato argomento riservato per i manuali di pedagogia e gli studi sull’età evolutiva, diventava elemento di spettacolo. I problemi dell’età dello sviluppo, l’essere non più bambina e non ancora adulta, i turbamenti di una tempesta glandolare, diventavano in lei dichiarazione pubblica, gesto, teatro, e si facevano stato di grazia. Questa ragazza che camminava verso il pubblico con l’aria di domandare un gelato, e le uscivano di bocca parole di passione”.
Come condensare in un titolo sessant’anni di carriera, non solo italiana – nel 1963, allora diciassettenne, Rita Pavone si sorpassava da sola con ben 8 brani contemporaneamente – ma anche internazionale, cosa non da poco in un’epoca in cui non esistevano i social?
Un talento smisurato, una grinta e tenacia impressionanti hanno fatto sì che “Pel di carota”, altro suo soprannome per via del colore rosso della sua capigliatura, calcasse i palcoscenici di tutto il mondo, incidendo i suoi dischi in 6 lingue diverse (pur senza parlarne neanche una), e cantasse canzoni dal successo enorme ottenendo recensioni entusiaste sulle più grandi testate giornalistiche mondiali.
Grande è stata la sua popolarità a livello internazionale: negli Stati Uniti è stata cinque volte ospite della trasmissione Ed Sullivan Show, apparendo come terzo nome in cartellone di una puntata dopo Duke Ellington ed Ella Fitzgerald.
Seguono le numerose esibizioni in Francia per un mese all’Olympia di Parigi, e ancora in Spagna, Germania, Israele, Messico, Cuba, Australia e Canada.
Con un totale di oltre 50 milioni di dischi venduti a livello planetario, Rita Pavone è tra le cantanti più influenti e rispettate, per ammissione stessa di artisti del calibro di Agnetha degli Abba, Morrissey, Gene Simmons dei Kiss, Nina Hagen – quest’ultima nel 1979 fece una cover del grande successo di Rita in lingua tedesca datato 1963, “Wenn Ich Ein Junge War”.
Sessant’anni di onorata carriera musicale che le hanno permesso di far conoscere le tante Rite che vivono in lei, per rendersi conto di possedere un’eclettica vena di autrice, compositrice e produttrice, per sé stessa e successivamente per tutti quegli artisti che hanno avuto la perseveranza e il privilegio di seguirla come mentore.
Il dormire sugli allori, accontentandosi di quanto si è ottenuto non è da lei. Lei ama, adora mettersi in gioco. Le piace spiazzare il pubblico, dargli quei brani che ha amato e che si aspetta di ascoltare, ma alternandoli con altri che invece non si aspetterebbe mai di sentire interpretare da una come lei, ma che alla fine poi adora.
Pensando a un titolo da assegnare a questi live, quasi come folgorata sulla via di Damasco, ha spiegato all’inizio di questo lunghissimo tour: <<mi è balenato per la testa un titolo che è la sintesi di tutto quello che ho in mente di fare, una citazione tratta da ‘A muso duro’, il pezzo più famoso scritto e portato al successo da Pierangelo Bertoli, ‘Un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro’>>.
In questa frase è condensato il messaggio artistico di Rita: riproporre a modo suo il brano e l’attualità di quel testo, come già aveva fatto in precedenza con altri successi del passato, tra cui “Sapore di sale” di Gino Paoli o “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, perché la rende euforica il pensiero di cantare, perché no, qualcosa del futuro, perché non ci si deve dimenticare che spesso è dal passato che si trae il presente e anche il futuro.
Ad esempio, ha citato Rita Pavone, “Beggin” dei Maneskin, è una rilettura di un brano dei Four Season del 1967, “I wanna be your slave”, sempre dei Maneskin, è la rilettura di un brano di Iggy Pop del 1988.
Non parliamo poi de “La vie en rose” di Edith Piaf, riportata al successo con intelligenza da Grace Jones.
Della serie “Non c’è futuro se non c’è passato”, ha spiegato Rita Pavone.
A 40 anni dalla nascita di quella canzone e a venti dalla scomparsa di Bertoli, il progetto di Rita Pavone diventa anche un tributo a quel grande artista.
A proposito di Sanremo, di cui sono stati annunciati negli scorsi giorni, i nomi del 2024, forse l’ultima edizione targata Amadeus, Rita Pavone, come monumento nazionale della musica Made in Italy, ha ricevuto il premio alla carriera nel corso del 67esimo Festival.
Era l’11 febbraio 2017.
Domenica 17, per la chiusura di Fiera Natale, Rita Pavone inonderà la città e la Sardegna con la musica intramontabile dei suoi capolavori immortali.













