Ha taciuto davanti al gio Gianluca Soncin, reo di aver ucciso con 24 coltellate la compagna Pamela Genini, morta nella sua casa di Milano in via Iglesias due sere. Il 52enne si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Ha proceduto solo con la nomina del difensore di fiducia e poi ha dichiarato di non voler procedere con l’interrogatorio”, ha detto l’avvocato Simona Luceri, difensore d’ufficio di Gianluca Soncin. “Fisicamente l’ho visto dimesso, in stato confusionale, impassibile. Non ha ancora preso consapevolezza di quanto accaduto”.
Le forze dell’ordine hanno provveduto alla perquisizione alla casa di Cervia dell’uomo, dalla quale sono state sequestrate alcune armi come coltelli a serramanico e delle scacciacani, oltre ad un paio di chiavi che potrebbero essere quelle della casa di Pamela. Proprio quelle chiavi sarebbero servite per entrare a sorpresa nella casa della giovane la sera del delitto.
Stando a quanto emerso, Soncin aveva già aggredito Pamela con un coltello, tentando di ferirla.
Imprenditore nel settore auto, originario di Biella, Soncin aveva instaurato con Pamela una relazione definita “tossica” e per nulla serena per la 29enne, che la giovane voleva chiudere.
Ferisce e colpisce la testimonianza dell’ex fidanzato e ora caro amico di Pamela, Francesco, a cui lei aveva chiesto aiuto proprio la sera della tragedia. “Teso, ho paura, hanno fatto doppione chiavi mie, è entrato, non so che fare, chiama la polizia”, il messaggio della ragazza e la chiamata disperata d’aiuto. L’uomo ha riferito tutto agli inquirenti, per chiarire il quadro drammatico non solo della sera dell’omicidio ma delle sofferenze vissute da Pamela.













