Il problema non è chi votare. Il problema è che i sardi non hanno voglia di votare. Non è che sono disjnformati. Tantomeno si lasciano influenzare dai sondaggi fatti con piccoli campioni di persone. Il problema è che la gente sarda non si fida, non si fida più. E quando vede la propria bacheca di Facebook inondata da santini elettorali che lasciano il tempo che trovano, si spazientisce. Non è facile pensare che chi arriva ora, comunque con un passato alle spalle fatto magari di giravolte politiche, sia migliore di chi c’era prima e magari è finito invischiato nelle inchieste giudiziarie per i soldi pubblici rubati. Il luogo comune, giusto o sbagliato che sia, è che “tanto sono tutti uguali”. Quasi tre anni fa i cagliaritani hanno votato in massa Massimo Zedda perché significava la voglia di cambiamento, con lo slogan “ora tocca a noi”, ora in tanti non sono soddisfatti di quel voto dato con grandissima speranza. Fratelli d’Italia ha lanciato un dubbio: come mai i candidati di Sel, specie Francesco Agus incoronato da via Puccini, non si fanno più vedere in campagna elettorale insieme al sindaco? Significa che questa amministrazione cagliaritana non è spendibile sotto elezioni, che ha dato prove di fallimento? E chi ne risponde adesso? Dall’altra parte però il centrodestra resta infarcito di vecchie facce, sempre le stesse, carrozzoni traina-voti.
Ma il problema è un altro, ed è che questa volta illudere la gente sarà praticamente impossibile. Su burriccu sardu non si fa fregare due volte, si diceva un tempo. Neanche dagli illusionisti made in Arcore, o dai sardisti che un giorno vanno col centrodestra, l’altro trattano con gli avversari. O da una sinistra che si presenta perennemente litigiosa e divisa. La certezza è che in questa campagna elettorale spenta, l’assenza dei grillini avrà un grande peso. E rischia di favorire Michela Murgia, non a caso spinta dai grandi media come il volto nuovo. Pigliaru è un candidato autorevole, una persona preparata, ma per colmare il divario da Cappellacci dovrà migliorare sul piano della comunicazione. Serve una politica fatta tra la gente, ma soprattutto con la gente. Fateci caso: chi si prepara alle elezioni nei Comuni, punta sulle liste civiche e i partiti confluiscono in quelle. Quasi per mimetizzarsi, per la paura di identificare i candidati dentro simboli che sono perdenti. La gente sarda non si fida, come faranno i partiti in 20 giorni a invertire la tendenza? Il nome del vincitore si sa già e potrebbe davvero essere l’astensionismo.













