L’ennesimo dramma tra le sbarre. Un detenuto 31enne, in attesa di giudizio, si è suicidato nel centro clinico del carcere di Uta. Inutili i tentativi da parte degli agenti della Polizia Penitenziaria di trasportarlo in ospedale a Cagliari: aveva tentato proprio recentemente di togliersi la vita impiccandosi nella sua cella ma le guardie erano riuscite a slegarlo in tempo. Il caso ripropone il problema della carenza di organico nell’istituto di Uta, ma in generale in tutte le carceri sarde, più volte denunciato dai sindacati di categoria e da diversi esponenti politici, in prima fila il deputato di Unidos Mauro Pili: “Dopo le recenti segnalazioni della Uil il carcere di Uta torna alla ribalta per fatti di cronaca – commenta il coordinatore provinciale Raffaele Murtas – il personale di polizia penitenziaria sta cercando disperatamente di fare in modo che la situazione non sprofondi. Nonostante la grave carenza di organico si salvano numerose vite, in questo caso nonostante la tempestività non è andata come speravamo. Rimane il rammarico per lo stato di abbandono da parte dei vertici del dipartimento di una struttura aperta di recente”. Dello stesso avviso Fabrizio Floris e Donato Capece, del Sappe: “L’ennesimo evento critico accaduto in un carcere italiano – denunciano – è sintomatico di quali e quanti disagi caratterizzano la quotidianità penitenziaria”. Un carcere nuovo che sta esplodendo – aggiunge il deputato Pili – con pochissimi agenti e con una gestione al limite del collasso. La spregiudicatezza di chi governa il sistema penitenziario sardo è al limite”.













