È tornato così, in silenzio come sempre, nella sera del nove di marzo, ieri. Ha guardato l’orologio, le lancette erano ferme alle undici di quel 23 dicembre, quando lei andò per la sua strada e lui per la sua. Lei non gli diede spiegazioni e né lui le chiese, perché certe volte è meglio così, a volte è bene camminare senza voltarsi indietro. Il tempo non era più passato da quel fatidico giorno, tutto era rimasto come un tempo.
Con un respiro lui si è accorto che l’aria è sempre la stessa, con un pensiero ha capito che il letargo, l’incubo, è finito: il boemo è tornato. Il Maestro è tornato, Zeman è tornato.
“Son tornato per i tifosi” ha detto. Ma non è vero, Zeman è tornato per tutti. L’ha fatto per il Cagliari, perché lui è l’uomo di cui i rossoblù oggi hanno bisogno, con la sua voglia di andare a fare la partita sempre e comunque, di cercare la vittoria ad ogni costo, di inseguire le grandi imprese, qual è oggi la salvezza.
Ma il tecnico di Praga è tornato anche per il calcio, forse senza manco saperlo. Un uomo così non può che servire al movimento. Lui che ha deciso di fare della sua carriera un oggetto di studio, che ha deciso di mettere la prestazione davanti al risultato, lo spettacolo davanti alla coppa, il bello davanti ad ogni cosa in un calcio dominato dall’esasperazione per il risultato di cui lui stesso è rimasto vittima.
Solo che poi c’è sempre il solito refrain: certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. E il Maestro è tornato, è tornato tra quella gente che ha scoperto di amare un uomo silenzioso, schivo ma con la battuta inevitabilmente pronta, pronunciata sottovoce ma tremendamente chiassosa. Forse perché i sardi si rivedono in lui, in quel carattere introverso che solo gli abitanti di questa terra possono capire.
Ed in effetti è un po’ strano che un uomo così calmo, timido, serio sia dietro ad una fabbrica del divertimento, ad una macchina del sorriso. Proprio questo è ciò che vogliono oggi i tifosi del Cagliari: sorridere. La gente non ne può più di una squadra arrendevole e/o difensivista, impegnata alla difesa di un risultato che spesso non arriva neanche. Il popolo rossoblù vuole tornare a divertirsi, comunque andrà questo campionato. Vuole vedere otto uomini sulla linea di metà campo al fischio d’inizio, vuole un attacco totale dall’inizio alla fine, vuole dei terzini che siano ali. Vuole che le contestazioni diventino canti e sorrisi, che i fischi si tramutino in applausi.













