Le maniche se le vuole rimboccare e, come si dice in questi casi, è pronto da ieri. Giampaolo Meloni fa parte di quella grossa fetta di sardi che non sa che futuro avrà perché già il presente è drammatico. E il passato è un macigno che ancora pesa sul groppone. Operaio nell’agenzia Agris, licenziamento nel 2009 e una lunga battaglia legale, vinta: “Il giudice mi ha dato ragione e ha disposto un risarcimento di quindicimila euro”. Soldi, arrivati nel 2009, e ovviamente già finiti per mangiare e pagare le bollette. Meloni ha anche scritto due lettere al capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Ho voluto raccontargli il mio dramma, chiedendo un aiuto perché, a cinquantotto anni, ho voglia solo di lavorare e non di tirare a campare”, dice, con voce ferma e sicura, l’uomo. La risposta ricevuta dal segretariato generale? “Purtroppo questa sede non è titolare di competenze in merito a quanto da lei rappresentato”. Le lettere sono poi state girate alla prefettura di Cagliari. Sposato, un figlio, in tre vivono grazie allo stipendio della moglie, tra mille sacrifici: “Loro mi sorreggono in tutto e per tutto”, prosegue Meloni.
Negli ultimi mesi si è dato ancora di più da fare per tornare ad avere un’occupazione: “Ho mandato la candidatura al Comune di Cagliari per una ricerca di personale. Giardiniere o custode, sto ancora aspettando risposta. Nel mio paese, Uta, ho tentato e chiesto se ci fossero dei posti disponibili per qualche lavoro bandito dall’amministrazione comunale. Non è mai arrivata nessuna proposta. Per lo Stato sono ricco perché la casa è di proprietà. Me la sono costruito da giovane, ora dovrei forse mangiarmi i mattoni?”. Giampaolo Meloni trascorrerà Pasqua e Pasquetta con i suoi cari, provando ad abbozzare qualche sorriso in più ma, sempre, con la disperazione di non sapere cosa ne sarà di lui: “Non voglio aiuti, non chiedo sussidi o soldi. Voglio lavorare, sono una persona onesta e sana che può ancora dare tanto. Chiunque possa aiutarmi mi chiami al +393485812514”.













