Da eroi a dimenticati: la letterina di Natale degli OSS rimasti senza lavoro dopo il Covid
Durante la pandemia erano in prima linea. Turni massacranti, reparti Covid, paura, sacrificio, dedizione assoluta ai malati. Oggi, a distanza di anni, molti di loro si sentono dimenticati. Sono gli OSS (Operatori Socio Sanitari) che hanno lavorato nelle strutture sanitarie della Sardegna – ASL, ARNAS Brotzu e Policlinico – durante l’emergenza Covid e che oggi, paradossalmente, si ritrovano disoccupati da oltre un anno.
La loro storia emerge da una conversazione avuta con un’OSS che ha prestato servizio nella ASL 8, al Santissima Trinità di Cagliari, ma che parla a nome di tutti quei colleghi che condividono la stessa sorte: esclusi dalle stabilizzazioni, spesso senza graduatoria, oppure inseriti in graduatorie che non scorrono. In alcuni casi, come al Policlinico, la graduatoria esiste, ma non produce lavoro.
In tutta la Sardegna si parla di circa 60-70 operatori, di cui 18 solo nell’ASL 8, rimasti a casa dal 31 dicembre 2024. Donne e uomini che avevano maturato i requisiti previsti dalla normativa – compresa la Legge Madia, che riconosceva il diritto alla stabilizzazione per chi aveva lavorato almeno 18 mesi – ma che non hanno mai ricevuto risposte concrete.
«Durante il Covid eravamo chiamati eroi. Oggi ci sentiamo OSS “usa e getta”», raccontano.
Alcuni colleghi sono stati stabilizzati, altri no. Spesso la differenza è stata solo temporale: pochi mesi di servizio in più o in meno. Un’ingiustizia che pesa, soprattutto perché nessuno chiede privilegi, ma solo il riconoscimento di un diritto maturato sul campo, in uno dei momenti più drammatici della sanità pubblica.
C’è chi ha superato un concorso ma è ancora fermo, in attesa di una chiamata. C’è chi il concorso non l’ha superato, ma aveva comunque diritto alla stabilizzazione. C’è chi non è mai stato inserito in nessuna graduatoria. Il risultato, però, è lo stesso: tutti a casa.
Nei mesi scorsi, questi OSS hanno anche protestato pacificamente, arrivando a vivere per quasi due mesi in tenda sotto la sede della Regione, nonostante il freddo e le difficoltà, per chiedere attenzione e risposte. Proteste silenziose, dignitose, senza attacchi, senza accuse. Solo richieste di ascolto.
Ora, con il Natale alle porte, l’appello prende una forma diversa, più intima e simbolica.
Una preghiera, una letterina sotto l’albero.
L’appello è rivolto alla Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, affinché possa farsi portavoce di una soluzione:
- una nuova graduatoria per chi ne è rimasto escluso
- lo scorrimento di quelle già esistenti
- e, soprattutto, la possibilità di tornare a lavorare in un mestiere che non è solo un impiego, ma una vocazione al servizio dei malati.
«Non chiediamo un regalo – dicono – ma una possibilità. Un futuro. La dignità di continuare a fare il lavoro per cui abbiamo dato tutto, anche mettendo a rischio la nostra salute».
Il Natale arriva per tutti.
E anche questi OSS, oggi invisibili, sperano di trovare sotto l’albero non promesse, ma una risposta concreta. Perché chi è stato essenziale ieri, non dovrebbe essere dimenticato oggi.








