Da Capoterra il successo degli Ilom, la band tra funky e hard rock

Alessio Milia, Salvatore Serra, Eddy Pisu e i fratelli Alessandro e Mauro Contu: ecco la storia del gruppo musicale che per emergere punta sul  mix tra diversi generi musicali


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In un panorama musicale ormai alla deriva, dominato dai talent e da file di produttori voraci, che sfornano polpettoni commerciali indirizzati ad un pubblico giovanile e poco conscio di cosa la musica sia veramente, c’è ancora un tacco duro che resiste, si ribella e preme per dire la sua. Gruppi di giovani che hanno il rock dentro, ragazzi che vivono la musica nella maniera più naturale e filosoficamente più pura possibile, a cui piace ancora imbracciare una chitarra, simbolo della musica tutta, chiudersi in un garage a comporre e suonare. Fra questi a Cagliari (loro sono originari di Capoterra) c’è una band con la B Maiuscola, che vi raccontiamo durante una delle loro quotidiane sessioni in sala prove: gli ILOM, che traslitterato sta per “Indipendent Language of Music”. Amici sin dall’infanzia, accomunati dall’amore e dalla dedizione alla musica, Alessio Milia (voce, chitarra), Salvatore “Tore” Serra (batteria), Eddy Pisu (chitarra) e i fratelli Alessandro e Mauro Contu (rispettivamente basso e chitarra), hanno deciso, nel 2008, di avviare un progetto musicale che dopo cinque anni è ancora saldo e matura dopo ogni sessione in sala prove. La musica degli ILOM è forte, dinamica, pesante e melodica allo stesso tempo: a riff di chitarra mastodontici e poderosi si abbinano infatti tappeti musicali lenti e molto prog. “La contaminazione di generi come l’hard-rock, il progressive, il funky e il metal” spiega Pisu, che sforna assoli da brivido uno dietro l’altro “è una carta a nostro favore. Ognuno di noi proviene da generi diversi, e mette un po’ della propria arte matrice nei pezzi”. Pisu si è formato con il progressive e i Metallica. Milia si dice “figlio” degli anni ottanta, della New Wave e del Synth-pop: è un estimatore degli A-ha e degli Ultravox, ma non disdegna il rock e il metal moderni. “Io invece spazio dall’hip-hop al metal, dal jazz al funky e così via” si racconta Serra in una pausa. “Il mio punto di riferimento è Gavin Harrison, batterista dei Porcupine Tree”. Mauro proviene dal prog: “Mi sono formato con i Dream Teather, con i Porcupine Tree e con i Kansas”. Suo fratello Alessandro afferma di aver capito cos’è veramente la musica dopo aver ascoltato “Hey Jude” di Jimy Hendrix. C’è poi l’amicizia, una componente non trascurabile del successo degli ILOM.

La sessione, fra una chiacchierata ed un’altra, prosegue e mette in luce la bravura, il talento naturale e l’impegno di questi cinque giovani che con la musica (quella che conta) son cresciuti, e per la musica vogliono vivere e farsi conoscere e apprezzare. Il loro repertorio vanta già un’ottima produzione e una vena artistica oggettivamente ammirabile: “Darkness in flame”, “Sym” e “Always the same” sono solo alcuni dei pezzi che i ragazzi suonano davanti al sottoscritto. L’impressione che riporto fra queste righe, nero su bianco, è che gente come Alessio, come Alessandro e Mauro, come Eddy e Tore dovrebbe avere più spazio e visibilità maggiore. È ora di dire basta a sedicenni inamidati e canzoncine scritte a tavolino nei talent. È ora che la meritocrazia, anche nella musica, venga attuata veramente. Gruppi come gli ILOM luccicano come perle in un mare di immondizia e “musicisti” che si autodefiniscono tali, ma che in realtà valgono meno di zero. Si esibiranno sabato 23 al Bohemien, per una serata a base di hard-rock. L’appuntamento è alle 9,30, e noi di Casteddu Online garantiamo: non potete mancare.

 

Lorenzo Scano


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