Covid in Sardegna, “Più rischi per i giovani con scuole e università aperte”

Il parere dell’esperto Sotgiu dopo la morte del 33enne Fabio Lecis: “Se non saranno messe in atto misure in ambito scolastico e universitario, soprattutto i giovani, che hanno una socialità molto spinta, rischiano. Niente allarmismi. Ma devono essere prudenti, lo facciano per i loro nonni e i loro genitori”


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Coronavirus, la circolazione del virus rischia di aumentare con la riapertura di scuole e università. Pericoli per i giovani per la loro tendenza alla socializzazione. C’è il pericolo che portino il virus in ambiato familiare, contagiando i loro parenti anziani e vulnerabili. Che potrebbero ritrovarsi nei Covid Hospital sardi. E’ il parere di Giovanni Sotgiu, docente di statistica medica e esperto del comitato tecnico scientifico della Regione.

Propri oggi in Sardegna è morto un giovane di Isili: aveva 33 anni e si è infettato in un locale della Costa Smeralda. “Non conosco il caso nel dettaglio, non posso dire nulla circa l’assenza reale di commorbilità o di condizioni che possono aver favorito il decesso”, dichiara Sotgiu, “ricordo però che anche il primo caso di morte in Sardegna era stato presentato come caso di decesso di soggetto giovane, in realtà era afflitto da una grave obesità che aveva favorito il decesso.

Dal punto di vista delle probabilità possiamo prendere in considerazione casi molto rari di persone morte in assenza di patologie conclamate, però poi alcuni di questi dopo una valutazione minuziosa post mortem hanno evidenziato “condizioni predisponenti”, cioè quelle stesse persone non sapevano, in vita, di avere delle criticità che sono state poi svelate solo dopo la morte.

 Dopo la tragedia di oggi i giovani sardi devono avere paura?

No. Devono stare sereni. E’ importante non creare allarmismo, come invece è accaduto a marzo e febbraio. Dico ai trentenni e quarantenni che devono avere la consapevolezza dei rischi che possono portare alle persone più deboli come i loro nonni o loro genitori, che magari per età possono passare più facilmente dalla condizione sintomatica alla malattia. Devono pensare alle persone deboli a quelle vulnerabili e anche a loro stessi. Perché il virus ancora non lo conosciamo e soprattutto non abbiamo conosciuto il reale potenziale sulle conseguenze cliniche. Alla luce di questo, un atteggiamento di prudenza è doveroso per tutti.

In Sardegna siamo davanti a una seconda ondata?

Non parlerei di seconda ondata. Perché che la prima non si è mai spenta definitivamente. Ci sono stati anche zero deceduti o infettati, ma il virus a bassissimi livelli ha continuato a circolare. L’arrivo dei turisti, come quello dei sardi di ritorno dai viaggi all’estero (vedi il caso di Nurri), ha incrementato la circolazione del virus in Sardegna. E così oggi ci troviamo davanti a focolai multipli diffusi, siamo a fine settembre e siamo di fronte a una circolazione autoctona. Non è più un’influenza estiva legata al flusso turistico. Se io devo ridurre la circolazione del virus, devo cercare di controllare i confini, devo fare in modo che persone contagiose non arrivino in Sardegna per alimentare la circolazione presente. Era questo il senso dell’ordinanza del presidente Solinas.

Qui in Saradegna stiamo affrontando un’emergenza epidemiologica?

In questo momento ritengo in un contesto come quello europeo e italiano, non parlare di emergenza epidemiologica sarebbe un errore. Ci sono terapie intensive riempite ed è importante considerare  l’evolversi della situazione: in Spagna, Francia e Inghilterra la situazione sta peggiorando. L’apertura delle scuole e università ha contributo alla circolazione del virus e temo che nella con l’apertura delle scuole possa ripartire la circolazione anche qui in Sardegna. Lo dico da epidemiologo. In Inghilterra la riapertura di scuole e Università ha portato all’incremento del 167 %, negli Usa il picco è sostenuto nelle contee dove si trovano college e Università, se non saranno messe in atto misure in ambito scolastico e universitario, soprattutto i giovani, che hanno una socialità molto spinta, rischiano. Purtroppo i giovani che si son mossi tanto durante l’estate hanno riportato il virus nelle famiglie e questi loro familiari ammalati stanno contribuendo a riempire i letti di Pneumologia, Malattie infettive e Rianimazione.

Ci sarà un nuovo lockdown in Sardegna?

Questa è una scelta politica. Se ci si troverà di fronte a escalation importante, sarà necessario inasprire  le misure di controllo, soprattutto dove la socialità è rilevante e dove non vengono prese le misure di protezione individuale e collettiva. Perché noi rispettando le misure di protezione, favoriamo il crollo della circolazione del virus. Purtroppo però, nell’estate le persone non  hanno rispettato le misure e questo ha contribuito in maniera rilevante a diffondere la circolazione del virus.


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