La storia, quella antica, torna d’attualità nel Corso Vittorio Emanuele II.
Dagli scavi per la messa in opera della condotta fognaria e della rete elettrica, emergono altri resti. Si riferiscono a strutture murarie – sembrerebbe – del periodo romano.
Nelle immediate vicinanze sono riaffiorati, in questi mesi, resti di domus ascrivibili al tempo della dominazione romana e una cisterna sotterranea.
Non solo: grandi blocchi, estratti nelle cave antiche circa duemila anni fa, sono parte integrante di una struttura muraria riemersa grazie agli archeologi proprio davanti alla vecchia sede del Banco di Roma.
La Soprintendenza archeologica – si apprende dal Comune – avrebbe autorizzato il proseguo degli scavi per portare al termine i sottoservizi e ripristinare la pavimentazione stradale. Certo, per la gioia anche dei commercianti. Ma questa scelta suona stana. Anche perché nell’immagine speditaci da un nostro lettore, si vedono chiaramente blocchi di pietra calcarea squadrata. Non sono forse importanti? Non sarà il caso di indagare più a fondo per meglio capire il contesto storico e archeologico? Chissà. Ben presto vi aggiorneremo con una più ampia inchiesta sull’archeologia nei cantieri edili della Sardegna. Dove i resti archeologici, dapprima indagati a spese dei contribuenti, fotografati dagli archeologi, finiscono poi nuovamente sottoterra, dimenticati o peggio ancora, sconosciuti ai più.
Marcello Polastri











