Yuri Marcialis si ritira dalla corsa per la segreteria regionale del Pd. In corsa restano solo Giuseppe Luigi Cucca e Francesco Sanna. Non solo. Marcialis lascia il partito e aderisce ad “art. 1 – movimento democratico e progressista” la formazione politica di Bersani, Rossi e Speranza nata dopo la recente scissione dal Partito democratico. L’assessore allo Sport della Giunta Zedda ha motivato la decisione con un lungo post su facebook.
“Dopo settimane di incontri, riunioni e valutazioni ho preso la decisione di aderire ad “art. 1 – movimento democratico e progressista”. Nonostante tante compagne e compagni stiano aderendo al movimento senza palesare l’uscita dal PD, io ho ritenuto corretto ritirare la candidatura a segretario regionale del Partito Democratico della Sardegna.
Onestamente spero che il ritiro della mia candidatura aiuti il PD regionale a trovare una sintesi (che auspico di rinnovamento e discontinuità) per consentire a tutto il centrosinistra di uscire dalla crisi profonda in cui è caduto nell’ultimo anno, anche e soprattutto a causa del partito di maggioranza relativa.
L’adesione al movimento non significa voler abbandonare la battaglia politica, è solo un modo diverso per portarla avanti. Infatti negli ultimi anni, per quanto mi è stato possibile, ho combattuto contro la deriva neo liberista del PD (jobs act, buona scuola, italicum, sino ad arrivare alle riforme istituzionali) ma il gruppo dirigente è rimasto sordo alle urla del nostro elettorato di centrosinistra. Nessuna discussione interna vera è stata portata avanti e i territori sono stati coinvolti soltanto in occasione di campagne politico-mediatiche nazionali.
Tutte le decisioni sono state assunte in base a un rigido sistema maggioritario interno, secondo il quale chi vince comanda e chi perde obbedisce.
Tutto questo si è manifestato in Sardegna secondo uno schema ancora più distruttivo. Maggioranza e minoranza (entrambe di stretta osservanza renziana. Cosa che si può facilmente notare dalla scelta dei due candidati alla segreteria regionale) hanno gestito un partito in pezzi attraverso l’istituzionalizzazione di un organismo inventato ad hoc (direttorio) che consentisse di gestire il governo del partito e delle istituzioni.
Per la Sardegna abbiamo proposto un congresso di idee e non di nomi, abbiamo chiesto di parlare di Partito sardo autonomo e federato, abbiamo addirittura avanzato la strana ipotesi che si potesse guidare il partito vivendo in Sardegna e non a Roma e facendo il segretario e non il parlamentare.
La scelta è stata difficile e dolorosa, come immagino lo sia quella delle compagne e dei compagni che intendono continuare una battaglia all’interno.
Non dirò mai che le scelte altrui sono sbagliate, non è nel mio stile e neppure nel mio modo di pensare. Ognuno compie le proprie scelte secondo il proprio metro di giudizio, per esempio quando decide di provare a cambiare le cose da dentro o quando vuol provare a farlo da fuori, o magari quando accetta il verdetto deludente delle primarie in cui crede o quando decide di superarlo con qualche tipo escamotage politico-dialettico.
In sostanza io penso che “Art. 1 – MDP” possa essere utile al centrosinistra e a chi, da sinistra, continuerà la battaglia interna al PD, tanti dirigenti e militanti erano già usciti dal PD e tanti stanno uscendo e usciranno. Insieme proviamo ad aiutare il centrosinistra perché, come molti italiani chiedono, la sinistra ricominci a fare ciò per cui è nata, cioè lottare contro le disuguaglianze per una società più giusta”.












