Da quando è stata dichiarata la pandemia, la priorità è quella di preservare lo stato di salute fisico con una maggiore attenzione verso le fasce più deboli della popolazione, in primis quella dei bambini. Ma come reagirà la loro mente una volta che tutto questo sarà finito?
Ansia, attacchi di panico, tristezza possono essere i primi segnali di un disagio emotivo, di una psiche stremata e messa a dura prova a causa dello stravolgimento della quotidianità. Il loro piccolo mondo è stato all’improvviso interrotto: niente più scuola, vietati gli amici, le visite ai nonni, i parchi chiusi e soprattutto la preoccupazione negli occhi dei genitori che, nonostante il continuo ripetere “andrà tutto bene”, hanno dovuto spiegare il reale motivo di tale cambiamento repentino dello stile di vita. “Le problematiche psicologiche dei bambini e degli adolescenti potrebbero emergere anche a distanza di tempo – spiega Cristiano Meloni, 43 anni, pedagogista di Monserrato – bisogna intervenire subito per arginare questo possibile futuro scenario. I vertici sono concentrati su come risolvere le conseguenze della pandemia ma non hanno pressoché pensato ai più piccoli”. Pian piano è stato consentito nuovamente l’accesso ai parchi con il divieto però di accedere alle aree giochi. Questa ordinanza è stata messa in pratica da quasi tutti i comuni. Alcune amministrazioni comunali stanno già progettando come poter organizzare le giornate estive dei più piccoli, in modo tale che riprendano la vita sociale e si allontanino da smartphone e pc, strumenti utilizzati anche per la didattica a distanza. “Dobbiamo anche considerare che vi sono situazioni meno fortunate, perché ci
sono bambini che sono a casa con genitori in cassa integrazione o che hanno perso il lavoro, con tutte le preoccupazioni che ne derivano.
Nei casi più estremi, ma purtroppo non così rari, i bambini sono costretti a vivere in contesti familiari caratterizzati da violenza domestica. Un altro aspetto da non sottovalutare è che le disuguaglianze saranno rafforzate drammaticamente se non si interviene subito mettendo al centro le esigenze di bambini”.
Alla luce di questa riflessione è nato il progetto “A piccoli passi giogausu impari e riprendiamoci il mondo”, “consapevoli che è arrivato il momento di mettere al centro i bambini e di avviare urgentemente una seria di attività per sostenerli nella Fase 2 e 3 di questa crisi” . Il progetto, ideato dalla Service Soc. Cooperativa Sociale Onlus, nasce dall’esperienza decennale di un gruppo di professionisti del sociale, tra i quali Cristiano Meloni, per arginare l’impatto del Coronavirus sui minori e sulle loro famiglie, offrendo una diversificazione di attività socio-educative da svolgere, all’area aperta e nel massimo rispetto dei dispositivi di sicurezza.
L’obiettivo è la graduale riacquisizione degli spazi e la ripresa dei contatti sociali, attraverso la strutturazione di alcuni spazi esterni, scelti e
condivisi con l’amministrazione, in modo adeguato e sicuro per i bambini, arricchendoli di giochi e strutture ad hoc: il giardino è un contesto primario per l’apprendimento, lo sviluppo e il benessere psico fisico del bambino, soprattutto per i bambini che vivono in una realtà di “reclusione” come questo periodo.











