Lei ha la consegna del silenzio, sull’argomento glissa e non si espone e come tutte le papabili e i papabili a candidature in ruoli di potere cerca di stare sottotraccia per non compromettere l’incoronazione. Ma i giochi sono molto più che aperti e il cammino segnato: i 5 Stelle, forti di un risultato elettorale inaspettato proprio quando sembravano finiti, vogliono la presidenza della Sardegna. E la candidata è proprio l’ex viceministra Alessandra Todde, nuorese, grillina della prima ora e fedelissima di Giuseppe Conte che ha risollevato il Movimento puntando tutto sul reddito di cittadinanza (e infatti il boom pentastellato si è registrato al sud e nelle isole, dove la disoccupazione morde più che nel resto del Paese) nonostante gli strappi dell’ex uomo di punta Di Maio.
Fra qualche giorno, forse già la prossima settimana, ci sarà il tavolo con Conte in Sardegna per decidere il da farsi: alle regionali manca poco più di un anno, e le trattative politiche sono praticamente a zero, in forte ritardo rispetto al solito. Se la candidata alla presidenza non è in discussione, lo è tutto il resto, a cominciare dalle alleanze. Dopo la rottura a livello nazionale che succederà nell’isola? I 5 Stelle hanno le idee chiare: semmai ci sarà un’alleanza con il Pd, il candidato presidente spetta comunque ai 5 stelle, che hanno letteralmente asfaltato i dem alle elezioni politiche di settembre. Ma a cedere lo scettro di candidato del centrosinistra, coalizione al momento del tutto inesistente, il Pd non ci pensa neanche. Decisivo sarà il congresso che si celebrerà a marzo, salvo nuovi colpi di scena: il nuovo segretario detterà la linea e potranno partire le trattative.
Una cosa sembra essere certa fra gli elettori di centrosinistra: se Pd e 5 Stelle non troveranno l’accordo e si presenteranno separati, tanto vale non andare neanche alle urne.











