Confermato un caso di “simil-polio” in Lombardia. Colpito un bambino di 6 anni

Una malattia neurologica rara con sintomi simili a quelli della poliomielite è stato accertata in Lombardia dai virologi del Policlinico San Matteo di Pavia insieme al gruppo dell’Università degli Studi di Milano


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Una malattia neurologica rara con sintomi simili a quelli della poliomielite è stato accertata in Lombardia dai virologi del Policlinico San Matteo di Pavia insieme al gruppo dell’Università degli Studi di Milano. La patologia, una mielite flaccida acuta per questo definita “simil-polio”, ha colpito un bambino di 6 anni come conseguenza di un’infezione da enterovirus D68 (EV-D68). Il caso è stato segnalato nei primi giorni di novembre, il piccolo si trova ancora ricoverato in ospedale e le sue condizioni sono stazionarie. Il virus D68, che da diversi anni è tornato ad allarmare gli Usa, normalmente provoca affezioni respiratorie severe ma solo in casi rari può determinare la paralisi in soggetti età pediatrica. In Lombardia l’ultimo episodio si è verificato due anni fa, mentre dall’inizio del 2018 sono stati 23 i casi di infezione da virus D68 segnalati alle strutture di Milano (6) e Pavia (17), con un solo paziente, al momento, affetto da mielite flaccida acuta. Adesso i virologi stanno indagando la genotipizzazione del virus, per capire la provenienza e se è mutato nel tempo in sottotipi. Anche se il virus puo’ viaggiare facilmente e diffondersi tra la popolazione di una comunita’ non vaccinata perche’ ormai considerata ‘polio-free”’. Inoltre l’ultima rilevazione nel 2013 del virus polio tipo 1 (WPV1) in acque luride e in portatori asintomatici in Israele solleva nuovi interrogativi sul rischio potenziale di un ritorno e il ristabilimento del temibile WPV nei paesi UE/SEE. In una nuova valutazione rapida del rischio, l’ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, conclude che attualmente non esiste la possibilità che il virus della poliomelite possa essere importato e ristabilito in UE/SEE. Tuttavia, sulla base delle limitate informazioni su sistemi di sorveglianza esistenti, c’è un rischio che la circolazione di poliovirus potrà restare inosservato se sarà introdotto. Il più alto livello di rischio è rappresentato dalla vicinanza e dallo spostamento di gruppi di popolazioni o non vaccinate o sotto-vaccinate, rispetto a grandi popolazioni vaccinate con vaccino antipolio inattivato (IPV). Scarse condizioni di igiene possono anche svolgere un ruolo nel facilitare la diffusione dell’infezione. I livelli di copertura di vaccinazione in UE possono essere considerati soddisfacenti e possono spiegare l’assenza di circolazione del WPV nella Nostra macroregione finora. Tuttavia, ci sono anche sacche di popolazione che sono non vaccinati o sotto-vaccinati che sono a maggiore rischio di infezione e malattia. Si stima che 12 milioni di persone nell’UE sotto l’età di 29 anni non sono stati vaccinati o hanno completato il calendario di vaccinazione raccomandata nazionale contro la polio. La valutazione dell’ECDC ha rilevato che se il WPV è riuscito a riemergere in Israele, con un sistema sanitario paragonabile a gran parte della copertura di vaccinazione UE e polio, allora dobbiamo accettare che c’è il rischio che potrebbe riemergere in UE/SEE. Il modo per evitare che questo accada non è facile, ma è noto: prevenire; rilevare; rispondere. Tuttavia, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” alla luce di quanto sostenuto dalla massima istituzione europea in tema di prevenzione e controllo delle malattie e dei focolai nei paesi limitrofi, i sistemi di sorveglianza devono essere rafforzati negli Stati membri per consentire il rilevamento tempestivo del temibile virus della polio.


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