“La Corte costituzionale con la sentenza n. 137 del 2009 ha sancito che la mancanza di criteri, obiettivi e trasparenti, nella scelta dei beneficiari dei contributi o nella programmazione e pianificazione degli interventi di sostegno risulta in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, non essendo rispettato il principio di eguaglianza nel suo significato di parità di trattamento. Inoltre, la Consulta ha osservato che per le leggi a contenuto provvedimentale il legislatore deve applicare con particolare rigore il canone della ragionevolezza, affinché il ricorso a detto tipo di provvedimento non si risolva in una modalità per aggirare i principi di eguaglianza ed imparzialità, fino a violare l’eguaglianza tra i cittadini”. Il pesantissimo passaggio è firmato dal ragioniere dello Stato Daria Perrotta e riguarda la legge finanziaria della Sardegna, la prima dell’era Todde, approvata fra le polemiche con quattro mesi di ritardo e dopo altrettanti di esercizio provvisorio di bilancio.
In pratica, nel parere richiesto dal governo, la Regioneria certifica che con la distribuzione a pioggia, senza criteri certi e senza bandi pubblici di soldi attraverso la finanziaria, si vìolano quei principi di uguaglianza fra i cittadini: tradotto, significa che sono stati dati soldi pubblici ad alcuni che senza alcun motivo specifico (se non, evidentemente, l’interesse elettorale di chi li eroga) guadagnano un vantaggio immotivato rispetto agli altri cittadini.