Continua a far discutere la diatriba commercianti-cittadini in tempo di saldi. Oggetto della discussione: gli affari che non vanno e il boom dei grandi colossi dell’acquisto online. Le conseguenze sono i negozi del centro semi deserti e sempre più cagliaritani dediti allo shopping digitale. Chi avrà ragione? Chi sta sbagliando qualcosa? È solo colpa della crisi economica? Ne abbiamo parlato con uno dei massimi esperti di E-commerce Marketing in Sardegna, Luigi Vargiu.
Crede che per affrontare la crisi, anche le piccole realtà debbano iniziare a puntare sull’e-commerce o rischiano seriamente di sparire?
“Io ritengo che occorra fare chiarezza, E-commerce non vuol dire esclusivamente avere un sito e vendere a perfetti sconosciuti, significa espandere la propria presenza fisica, per chi già ne ha una; prendiamo il caso dell’abbigliamento, che in periodo di saldi è forse il settore più eclatante, se io vendo 10 marchi di abbigliamento e solo chi viene in negozio da me ne è consapevole, beh, c’è una evidente carenza di informazione alla quale posso supplire online, anche con una semplice pagina Facebook, senza dover per forza avviare un e-commerce”.
Cosa crede spinga maggiormente le persone ad acquistare lo stesso articolo online?
“Il fenomeno dello showrooming ormai è mondiale, un numero sempre crescente di persone va in negozio, vede i prodotti e poi fa una ricerca (da smartphone già dentro il negozio) per trovarlo online a prezzi più convenienti, è un problema che affligge piccoli e grandi store in tutto il mondo, i piccoli negozi dal canto loro cercano di combatterlo con sconti, confronto prezzi, programmi fedeltà, servizi personalizzati che non possono essere replicati online, pagamento tramite smartphone e coupon, presenza su portali anche territoriali che diano vantaggi in aggregazioni di negozi (mi viene in mente il classico “centro commerciale naturale” o iniziative simili)”.
Quali semplici consigli avrebbe da dare ai commercianti che ancora utilizzano in maniera limitata la tecnologia?
“Cominciate da piccole cose, anche Facebook va bene, recentemente sono diventato cliente di un negozio di Cagliari che ho contattato su Facebook chiedendo loro se avessero un certo prodotto e la disponibilità a consegnarmelo direttamente in ufficio, perché si trova in zona ad alto traffico in cui non passo spesso; ho ottenuto risposta entro un’ora, cordialissimi, mi hanno aggiornato sul ritardo da parte del fornitore e alla fine sono andato di persona in negozio per ritirare, ringraziare e, visto che ero lì, acquistare anche altri prodotti, mi pare una testimonianza emblematica in questo senso”.
Quali sono invece (se ne esistono) i rischi per chi compra online senza la possibilità di tastare con mano il prodotto e senza il contatto umano che ha caratterizzato il commercio fin dagli albori?
“Forse l’unico rischio è la superficialità che a volte possiamo avere come acquirenti (es. non verificare bene taglie, misure, ecc.), altri rischi più generali esistono sia per i clienti che per i venditori, purtroppo; la prima cosa da fare è adottare un sano atteggiamento di scetticismo nei confronti degli sconti ‘incredibili’, se un prodotto ha normalmente una fascia di prezzo compresa tra i 100 e i 200 euro, è bene stare alla larga da chi lo propone a 20 euro; poi altre accortezze stanno nel leggere le recensioni sul negozio, meglio se garantite da enti terzi, verificare se il sito ha dei certificati di qualità come il sigillo SonoSicuro di AICEL (Associazione Italiana per il Commercio Elettronico) o quello di NetComm (Consorzio del Commercio Elettronico Italiano) e infine (nei casi più sospetti), se l’azienda esiste davvero, sarebbe bene cercare la ragione sociale sul web”.
Per quanto riguarda i pagamenti invece?
“Per i pagamenti meglio carta di credito tramite sistemi (es. Paypal) che proteggano l’acquirente, permettendo in questo modo di recuperare subito quanto pagato in caso di problemi”.










